In Regione si discute in modo acceso dell’annunciata riforma della sanità lombarda, mentre a Roma il Parlamento ha approvato la legge 81/2014 che, stabilendo nuove disposizioni per il superamento degli Opg, impegna fortemente le regioni nella chiusura definitiva degli Ospedali psichiatrici giudiziari, fissata al 31 marzo 2015. In questo contesto, si inserisce l’iniziativa “Salute mentale in Lombardia: è tempo di cambiare”, organizzata dalla Campagna per la Salute Mentale per mercoledì 25 giugno, a partire dalle ore 9.15.
L’incontro, che si terrà nella sala Pirelli della Regione Lombardia, sarà un momento di confronto e dibattito a partire dalle proposte concrete che la Campagna ha formulato per chiedere, con urgenza, “l’elaborazione di un nuovo Piano regionale per la salute mentale che contempli il contributo di tutti i soggetti coinvolti”. Nove i punti cruciali, secondo gli organizzatori: da una maggiore prevenzione al potenziamento degli organici dei Cps e al conseguente prolungamento dei loro orari di apertura, da sperimentazioni con progetti individuali a un maggiore coinvolgimento di utenti e familiari, da pratiche di riabilitazione più efficaci a una diversa politica nei confronti degli anziani over 65 affetti da problemi psichici.
Il 25 giugno discuteranno di questi temi don Virginio Colmegna, presidente della Campagna per la salute mentale, Manuela Vanoli, della Funzione pubblica Cgil, Luigi Benevelli, di StopOPG Lombardia, Andrea Materzanini, direttore del Dipartimento di Salute Mentale A.O. Mellini, Montichiari-Iseo, Carlo Mencacci, direttore del Dipartimento di Salute Mentale A.O. Fatebenefratelli – Milano e il consigliere regionale Mario Barboni. All’iniziativa sono stati invitati anche rappresentanti delle istituzioni comunali e regionali e i sindaci coinvolti nel piano di chiusura degli Opg in Regione.
L’incontro “Salute mentale in Lombardia: è tempo di cambiare” arriva esattamente due mesi dopo il lancio dell’omonima mobilitazione che, attraverso una petizione, ha raccolto il sostegno di oltre cento realtà della società civile lombarda e di centinaia di cittadini, tutti concordi nel sostenere le richieste fatte a Regione Lombardia. Come ha spiegato il presidente della campagna don Virginio Colmegna: “Abbiamo deciso di scuotere un po’ il torpore e la rassegnazione che spesso raggiunge gli operatori, i familiari e le persone che vivono questa sofferenza. E ora vogliamo riportare la questione della salute mentale al centro dell’attenzione delle Istituzioni”.
Ufficio stampa
Casa della Carità
Ho apprezzato molto su queste stesse pagine l’articolo scritto da Camilla Mantegazza intitolato “Viaggio nel tempo, attraverso la salute mentale”: dopo la Legge Basaglia, in cui viene tra le altre cose descritto uno dei paradossi del nostro tempo incapace di dare risposte efficaci al disagio ed al “malessere” diffuso tra le fasce di giovani e giovanissimi tanto illusi dai paradisi artificiali e virtuali del falso benessere. Condivido pienamente anche l’obiettivo di Don Colmegna teso non solo alla chiusura degli OPG, ma a rimettere al centro dell’attenzione istituzionale nazionale il delicatissimo e complesso problema della salute mentale. Desidero aggiungere anche che la chiusura dei manicomi e la legge Basaglia citata prima, hanno certamente cominciato il cammino lento e faticoso verso il superamento della teoria e prassi del seppellimento, dell’isolamento e della emarginazione del malato mentale; tuttavia esistono ancora oggi, in larga parte della popolazione, da un lato pregiudizi e preconcetti nei confronti di chi soffre di malattia mentale, che delineano il cosiddetto stigma, e dall’altro la presenza di una rete di strutture e servizi che non sempre forniscono un servizio adeguato alle esigenze, in parte a causa di sovraccarico di lavoro per carenza di personale.
Dal punto di vista medico occorre, a mio parere, ribadire l’importanza che il bagaglio professionale ed umano della psichiatrica attuale vada oltre l’approccio strettamente clinico-categoriale per abbracciare quelle discipline che permettono di accedere in profondità e lucida empatia, ai “paesaggi dell’Anima” che sono fatti di abissi e di cime spesso inaccessibili per chi utilizza strumenti non idonei. Avendo come riferimento i principi dell’approccio fenomenologico la psichiatria e la psicologia si occupano non solo e non tanto di un “cervello” ma di un soggetto, una persona, analizzata e descritta nelle sue emozioni, nei suoi pensieri, nelle sue fantasie, nelle sue immaginazioni, nei suoi sentimenti, nei suoi modi di essere che non si identificano nel comportamento ma nei significati che si esprimono in ogni singolo comportamento. Per gli operatori che si rifanno a questa visione, diventa importante attuare quel ribaltamento di prospettiva per cui si realizzi l’auspicio ribadito da E. Minkowski: “Se finora la psicologia si è svolta in prima persona o in terza persona, è tempo che essa diventi una psicologia in seconda persona, perché il tu ci mette in presenza dell’umanamente comune per costruire quella che Eugenio Borgna definisce come la comunità di cura e la comunità di destino tra chi cura e chi è curato nella dimensione della intersoggettività.