di Daniela Annaro – foto e video di Giovanna Monguzzi
Dici Monza e, oltre a pensare all’Autodromo, evochi la manzoniana Monaca. La chiesa di San Maurizio, già dedicata alle Sante Margherita e Caterina, è l’ultimo, concreto, riferimento a quell’episodio e allo scandalo che ne seguì.
Il convento che ospitava le suore dell’ordine degli Umiliati fino alla sua soppressione nel 1571 e poi le Benedettine è stato abbattuto nel 1956 per lasciar posto a un condominio a sinistra della facciata. Rimangono solo i muri perimetrali. E, a ricordo del convento di clausura, resta una grata che si intravede dal portone di vetro. Una grata attraverso la quale, immaginiamo, le religiose comunicavano con il mondo esterno. E, tutto questo ci appare come un pessimo esempio di scempio urbanistico!
Ma la buona notizia è la bellezza della chiesa sin dalla facciata barocca in marmo, stucchi e mattoni con al centro, tra le due colonne a capitello corinzio, il busto di Santa Margherita, a cui era dedicato la chiesa delle Benedettine. San Maurizio, ai tempi di suor Virginia Maria de Leyva (1575-1650), la monaca di Monza, Suor Gertrude nei Promessi Sposi, sorgeva poco distante, ma venne abbattuto per far posto alla via Ferdinandea, in onore di Ferdinando I d’Austria, oggi via Vittorio Emanuele II. Così la chiesa delle suore di clausura venne consacrata al santo soldato.
Nel 1881, dopo varie traversie storiche, viene ripreso il culto e ora San Maurizio, aperta solo la domenica mattina, fa riferimento come la chiesa di San Pietro Martire al Duomo di Monza.
L’edificio sacro fu totalmente ricostruito in due anni, dal 1736 al 1738: degli esterni se ne occupò Giacomo Antonio Quadrio, un architetto e ingegnere appartenente a una famosa famiglia milanese che lavorò anche nel Duomo di Milano. L’interno è a aula unica, molto raccolta e armoniosa perché le principali decorazioni ad affresco appartengono allo stesso periodo. Eleganti pitture murali che meriterebbero un restauro!
Le prime tre campate sono state affrescate da Carlo Innocenzo Carloni. Poco noto ai più, Carloni, al contrario era amatissimo in Germania, Repubblica Ceca e Austria e considerato un grande protagonista del rococò internazionale. Insieme a lui Carlo Perucchetti, autore del medaglione dell’Assunta e delle nicchie laterali con la rappresentazione delle Virtù. Vi segnaliamo inoltre, nella controfacciata, il bellissimo organo settecentesco a mantice, il più antico di Monza. Dietro l’altare un ritratto di San Carlo Borromeo.
Fu proprio San Carlo a essere chiamato dalle suore conventuali perché, ancor prima dello scandalo di Suor Virginia Maria, si verificarono strani episodi “soprannaturali”. E’ probabile che il suo ritratto sia testimonianza di quell’evento e della sua benedizione della chiesa.