Santo Stefano di Sessanio, il borgo resuscitato

da Giannella Channel

Un imprenditore visionario italo-svedese, dopo un recupero conservativo, ha “rimesso a vecchio” un paese dell’Appennino abruzzese indicato dall’inglese The Telegraph come tra i 19 “più belli d’Italia”. Grazie a un albergo diffuso ha fermato l’emigrazione, richiamato turisti e riacceso l’economia

Per una notte ho dormito nella stanza del re. Prima che arrivassi io nell’albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), tra queste quattro mura tornate a vivere dopo un restauro conservativo, fatto con tecniche povere e antiche ma capaci di resistere anche ai terremoti, sono arrivati il sovrano del Belgio Alberto e la consorte Paola. E poi George Clooney e Kasia Smutniak, il produttore Domenico Procacci, la modella Kiera Chaplin e uno degli ammiratori più tenaci di questo borgo “rimesso a vecchio”, Vittorio Sgarbi. Segno dello straordinario fascino di queste case in pietra calcarea bianca resa solo un po’ più opaca dal trascorrere dei secoli, fino a ieri disabitate dopo essere state fino a metà Settecento in mano alla famiglia fiorentina dei Medici che qui allevava pecore per la lana poi lavorata a Firenze e venduta in tutto il mondo. Siamo in un luogo senza tempo a 1.251 metri sulle pendici del Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, a mezz’ora d’auto da Pescara.

Daniele Elow Kihlgren, l’imprenditore italo-svedese autore della rinascita di Santo Stefano

L’autore della rinascita di Santo Stefano è Daniele Elow Kihlgren, poco più di 50 anni forgiati da una vita per anni complicata e, negli ultimi 15, da una passione progettuale che gli inietta adrenalina quotidiana. Il progetto è ben sintetizzato nella motivazione del premio “Italia è – Una bella storia di casa nostra”:

Kihlgren, filosofo e imprenditore visionario e insieme concreto, attraverso il recupero architettonico e filologico e con l’albergo diffuso, riporta in vita borghi morenti come Santo Stefano.

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Tra praterie e specchi d’acqua, il Parco del Gran Sasso accoglie anche il borgo di Santo Stefano di Sessanio

A molti lettori la favola vera di Kihlgren suonerà nuova, ma non ai sindaci di migliaia di borghi appenninici (in Italia se ne contano duemila abbandonati, 15mila con abbandono del 90%) condannati all’oblio da decenni di emigrazione. A loro interessa il “metodo Kihlgren”, quello messo a punto nel paese dell’Aquilano da questo globetrotter che un giorno del ’98, girando in sella alla sua moto Honda 400 restò incantato dalla visione della skyline di Santo Stefano. Buttare alle spalle le difficoltà, innamorarsi della “povera bellezza originaria” e decidere di vivere lì fu una questione di secondi.

Il giorno dopo Daniele tornò a Santo Stefano per contattare a uno a uno i proprietari delle case, un centinaio dei 3.000 di una volta. In sei anni, acquistò un quarto del paese.

Poi ho iniziato un rigoroso lavoro di restauro conservativo. Con la bellezza ritrovata, nel borgo è arrivata la vita nuova. Quando ci ho messo piede io, a Santo Stefano c’erano solo tre attività ricettive, aperte in estate. Ora sono 15. Il 75% delle case era abbandonato. Nel 2001 arrivarono 280 turisti, dal 2008 ne approdano oltre 7.000 l’anno. Il loro flusso ha bloccato dopo un secolo la fuga dalla montagna e traina l’economia del territorio.

La società creata da Daniele (la Sextantio, info a questo link) ha assunto 25 dipendenti e creato lavoro per altre 300 persone nell’indotto. Adesso si contano ben 23 fra locande e bed and breakfast. E, dopo mezzo secolo di spopolamento, la gente ha ricominciato a fare figli.

Il Corno Grande, 2.912 metri, è la cima più alta del massiccio montuoso del Gran Sasso d’Italia e degli Appennini

Autenticità a km 0

A chi arriva per visitare il borgo si presenta una stalla che è diventata la reception dell’albergo. Nelle camere il riscaldamento a pavimento corre sotto i sassi, il cotto o il legno originali. Le lenzuola sono quelle di lino che le mamme ricamavano per i corredi matrimoniali delle figlie. Le coperte nascono dalle mani di una tessitrice assunta per questo lavoro. Nel ristorante si mangia a “km zero”. Liquori, tisane, cosmetici e biancheria sono prodotti dai laboratori artigianali che hanno riaperto nel borgo. Né televisore, né frigobar, né telefono. Nelle stanze ci sono mobili riciclati. Uniche concessioni: la rete wireless, i bagni con i sanitari disegnati da Philippe Starck. Lui spiega: «Sono conservativo, non conservatore: amo la contemporaneità, non desidero che gli ospiti siano a disagio. Per evitare la feticizzazione museale, organizzo concerti, meeting, letture teatrali. Non faccio l’apologia della ruralità». E i prezzi delle case sono saliti, di molto. Daniele aveva comprato a meno di 60.000 delle vecchie lire al metro quadrato. L’unico edificio in buone condizioni, il rinascimentale Palazzo delle Logge, gli fu ceduto per 150 milioni di lire, in parte prestatigli dalle banche, senza contributi statali ed europei. Oggi, per queste stesse case del borgo diventato faro in materia di conservazione del patrimonio storico minore, i prezzi oscillano dai 4.000 ai 7.000 euro il metro quadrato e Kihlgren è proprietario di un quinto del paese medievale. L’ha trasformato in un hotel da 30 camere e 60 posti letto che si estende per 13 tra vie e piazze, in altrettante case.

Le molecole che compongono la formula felice del “metodo Kihlgren” sono riassunte nella sigla RARO, dalle iniziali di Restauro, Autenticità, Rispetto e Onestà. Più in dettaglio:

Dove interveniamo, chiediamo ai Comuni un vincolo di inedificabilità totale: solo restauro, appunto, niente cubature aggiuntive. Autenticità: è quella che cerca un nuovo tipo di turismo. Rispetto: per l’identità paesaggistica, antropologica, storico-architettonica. Prima di intervenire su Santo Stefano abbiamo registrato ore e ore di interviste con chi viveva qui e poi era emigrato, per sapere com’era il borgo al loro tempo. E infine, Onestà: chi vuole ottenere risultati positivi, deve essere onesto.
Santo Stefano di Sessanio è un borgo medioevale fortificato edificato tra le montagne dell’Abruzzo a 1251 metri di altitudine

Si replica a Matera

Il “metodo Kihlgren” è stato replicato a Matera, in 18 Sassi avuti in comodato dal Comune, ristrutturati e messi a disposizione dei turisti senza che venisse snaturata la loro memoria storica. E ora, nel suo portafoglio, ha altri Comuni, frazioni, centri storici tra Abruzzo, Basilicata, Campania e Calabria: Martese, Rocchetta al Volturno, Montebello sul Sangro, Rocca Calascio… tutti borghi da restaurare. Un investimento di oltre 50 milioni di euro: «Finora i soldi li ho chiesti alle banche, ora sto cercando soci».

 

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