di Francesca Radaelli
“Re Buono” o “Re Mitraglia”?
Umberto I di Savoia poteva vantare entrambi i soprannomi quando il 29 luglio 1900 venne assassinato a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci. Una vicenda che ha fatto la storia del capoluogo brianzolo, e che ha potuto rivivere nei giorni scorsi all’interno della Cappella Reale Espiatoria, costruita proprio per commemorare il regicidio. Qui infatti è andato in scena il lavoro teatrale della redazione di Radio Stella, la web radio del centro diurno Stellapolare di Monza, gestito dalla cooperativa Novo Millennio.
Si tratta del secondo appuntamento, o meglio della seconda tappa, del progetto “Quo Vadis Monza – Scaccomatto alla storia”, dedicato ai personaggi che hanno fatto la storia della città. La rassegna era stata inaugurata nel febbraio dello scorso anno con lo spettacolo sulla regina Teodolinda nella cripta del Duomo di Monza. Ora, dopo la sospensione dovuta alla pandemia, finalmente il viaggio nel tempo può ripartire.
E riparte proprio da lui, re Umberto, e dai suoi attentatori. Al plurale. Sì, perché prima di Gaetano Bresci il regicidio ai danni del figlio di Vittorio Emanuele II era già stato tentato almeno altre due volte. Giovanni Passannante fu il primo a tentare di uccidere il re, nel novembre 1878, durante la visita alla città di Napoli. Poi nell’aprile 1897 fu la volta di Pietro Acciarito, a Roma, sempre con un coltello. Entrambi fallirono e vennero arrestati.
Un dialogo impossibile
Lo spettacolo propone un dialogo inedito proprio tra questi quattro personaggi: re Umberto I, Giovanni Passannante, Pietro Acciarito e Gaetano Bresci. Ognuno racconta la propria versione della storia, o meglio il proprio punto di vista sulla stessa storia.
Da una parte, il punto di vista del re: amante dei viaggi, dei motori, delle donne, delle corse ippiche. E lui stesso amato dal gran parte del suo popolo, soprattutto dopo che in prima persona, a Napoli, si prodigò nei soccorsi durante l’epidemia di colera del 1848.
Dall’altra parte, il punto di vista dei suoi attentatori: le idee di anarchia, la lotta contro l’oppressione, l’idea di uccidere il re per tutto ciò che la sua figura rappresentava. Nel caso di Bresci, c’era anche la volontà di uccidere colui che aveva premiato il generale Bava Beccaris, colpevole di aver sparato sul popolo durante le Cinque Giornate di Milano. “Non ho inteso uccidere un uomo, ma un principio”, dirà Gaetano Bresci a omicidio compiuto.
“Basta un po’ di immaginazione”
Gli attori, sotto la guida esperta del regista Gennaro Ponticelli, si calano con entusiasmo nei personaggi, accompagnati dai bravi musicisti, all’interno degli splendidi ambienti della cappella.
Il progetto, vincitore di un bando della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza, è solo l’ultima delle tante iniziative di inclusione sociale e culturale messe in campo dal centro Stellapolare, ‘sede’ ormai da diversi anni della redazione di Scaccomatto, legata a doppio filo a quella del Dialogo di Monza.
“Mi sono sentito un attore e insieme agli altri ho raggiunto il mio obiettivo. Siamo stati tutti bravi”, commenta uno dei protagonisti, soddisfatto, a fine spettacolo.
Nessuno in platea, per ragioni di sicurezza sanitaria.
Ma alla domanda “Come si fa a recitare senza il pubblico?”, la risposta è immediata e semplicissima: “Occorre solo un po’ di immaginazione!”. Dopotutto, per chi lo fa, il bello del teatro è anche questo: aprire uno spazio per l’immaginazione.
Solo così può avvenire un dialogo impossibile, come quello tra Umberto I e Gaetano Bresci.
Ecco il video dello spettacolo. Buona visione!