Lazzaro vorrebbe lasciarsi alle spalle il proprio passato, ma il passato non sembra voler chiudere con lui. E’ stato un terrorista, ha pagato, scontando nove anni di prigione, pensa quindi di essere in pareggio, di avere il diritto di ricostruire la propria vita su nuove basi. Ha fondato una piccola casa editrice, ha sposato una donna libanese conosciuta anni prima, quando era lì a documentare fotograficamente le atrocità della guerra.
Vorrebbe poter vivere serenamente, senza lasciarsi coinvolgere nei problemi sociali che lo circondano, o, più correttamente, vorrebbe lasciarsi vivere.
Ma non può; il suo passato ritorna ad invadere in varie forme il suo presente, così, un evento fortemente traumatico farà riemergere i suoi ricordi più dolorosi, e trasformerà in rabbia la sua rassegnazione, generando una reazione a catena che lo costringerà a fare una scelta drastica, irreversibile.
Come nel suo romanzo immediatamente precedente, La Gabbia Criminale, Bastasi riesce a descrivere, in modo convincente, stati d’animo non facilmente traducibili in parole.
Il rifiuto di adeguarsi agli schemi, a quei comportamenti che gli altri si aspettano da noi, il bisogno di andare controcorrente, di affermare se stessi e le proprie convinzioni, accettandone fino in fondo le conseguenze, non sempre vengono premiati, anzi, questo non lo sono quasi mai.
Quindi, la scelta di Bastasi è quella di non concludere con il lieto fine. E, che ci piaccia o meno, questa decisione rende il suo romanzo più aderente alla realtà.
Valeria Savio