da Giannella Channel
Se volete conoscere i segreti della tavola del commissario Montalbano, l’investigatore televisivo più amato dagli italiani, non chiedetelo al suo creatore, Andrea Camilleri, detentore del record delle copie di libri venduti (oltre 21 milioni di esemplari: e pensare che il primo libro, “Il corso delle cose”, 1978, lo pubblicò a proprie spese).
Per lo scrittore di origine siciliana (nato nel 1925 a Porto Empedocle, Agrigento, ma vive da oltre mezzo secolo a Roma) affrontare questo tema è “come fare penitenza, aspra e dolorosa per chi, come me, a lungo ha gustato i piaceri della buona tavola e ora non può più, per l’età e per ferreo diktat medico. Ho preferito continuare a patire nel ricordo di certi sapori, nella memoria di certi odori.
E allora bisogna imboccare un’altra strada, quella che porta a Scicli, suggestiva località del barocco siciliano che fa da cornice alla vita del commissario (dal 2002 patrimonio mondiale nella lista Unesco, insieme ad altri sei comuni della Val di Noto: vedi riquadro Vsd) e a una giovane studiosa che per un anno ha indagato l’universo gastronomico della Sicilia di Camilleri. L’inchiesta si è svolta su una tavola imbandita ricostruita attraverso i gusti del più illustre personaggio creato da Camilleri: Salvo Montalbano, il commissario della televisiva Vigata reso popolarissimo dalla fiction a puntate su Rai1 (fin dal lontano 1999) e interpretato magistralmente da Luca Zingaretti, che incarna l’uomo mediterraneo schivo, solitario, con un forte senso morale, dal carattere spigoloso ma anche un goloso, affetto da uno smisurato “pititto” (appetito), per dirlo con il suo colorito dialetto siciliano.
Ne viene fuori un’antologia gustosa come una tavolata ben imbandita, con rievocazioni di alimenti e pietanze tratte dai ricordi dell’infanzia di Camilleri nella Sicilia centro-meridionale. Il cibo diventa protagonista trasversale di tutte le storie, acquista una valenza affettiva molto forte, la passione che il commissario ha verso di esso è così prepotente da prevaricare anche la passione amorosa. Per lui, il cibo è l’oggetto del desiderio, più importante degli altri piaceri e deve essere conquistato a tutti i costi ma i segreti delle gustose pietanze sono custoditi da altri, la “cammarera” Adelina; Calogero, proprietario della trattoria omonima (“un diavolo in cucina, mi costringe a peccare”: da Il ladro delle merendine) e il suo successore, l’oste Enzo.
Gusti e ricette sono svelati in un libro edito nel 2009 I segreti della tavola di Montalbano, (Il Leone Verde Edizioni, Torino, 10 €), scritto da Stefania Campo, architetto specializzata in fotografia e cinema digitale, che vive tra Ragusa e Palermo dove affianca alla libera professione e all’insegnamento la passione e l’impegno civile per la sua terra. La Campo ha studiato e promosso itinerari culturali ed enogastronomici ispirati alla letteratura e al cinema. Le gustose pagine del suo libro sono da leggere, certo, ma anche da assaggiare, da gustare in silenzio e solitudine, con animo lieto e mente sgombra, una per volta, come quando Montalbano si siede a degustare i suoi piatti preferiti.
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Benvenuti nel paese dove i segni del barocco si intrecciano con i racconti di Camilleri
Monumentale città barocca dalle forme di un presepe vivente, Scicli è stata cantata dal celebre scrittore Elio Vittorini, come “la più bella” del pianeta nel suo romanzo incompiuto “Le città del mondo”. Incastonata all’incrocio di tre valloni, il borgo appare subito ai suoi visitatori mentre si snoda nell’impianto medievale dei suoi quartieri densi di case rosee baciate dal caldo sole di Sicilia. Il suo centro storico è espressione del genio creativo dell’età tardo-barocca, frutto della ricostruzione settecentesca seguita al disastroso terremoto del 1693 che rase al suolo l’intera città.
Il salotto buono è la via Francesco Mormino Penna, unicum scenografico di palazzi nobiliari settecenteschi (Palazzo Spadaro, Bonelli, Conti, Veneziano-Sgarlata, Papaleo, Carpentieri, Palazzo di Città) e di architetture ecclesiastiche (Chiesa di San Giovanni Evangelista, Chiesa di San Michele, Chiesa di Santa Teresa) in pietra dorata locale. La via è sede del municipio, uno dei set principali delle puntate Rai: l’edificio, costruito nei primissimi anni del Novecento sul sito del demolito monastero delle Benedettine, è stato trasformato nel commissariato di Vigata e la stessa stanza del sindaco, all’occorrenza, diventa l’ufficio del questore televisivo.
Altro monumento Patrimonio dell’Umanità è Palazzo Beneventano, definito da Sir Anthony Blunt “il più bel palazzo barocco di Sicilia”, e famoso per i suoi caratteristici mascheroni che rappresentano alcune teste di moro. Da Palazzo Beneventano si arriva facilmente in Piazza Italia, circondata da palazzi come il Massari, il Mormino-Penna, il Fava, la Chiesa Madre di Sant’Ignazio e da Palazzo Iacono, con sullo sfondo la stupenda chiesa di San Bartolomeo risalente al XV secolo e l’omonima cava, un canyon naturale dovuto all’azione del torrente San Bartolomeo sulla roccia calcarea. Anche le ambientazioni della visita a Palermo ne “Il cane di terracotta”, in realtà nella finzione televisiva si trovano nella “cava”, quartiere trogloditico di Chiafura a Scicli.
Scicli è anche mare possedendo oltre venti chilometri di costa, diciotto di spiaggia finissima e dorata che degrada in un mare cristallino, e ben quattro borgate marinare. Sul litorale tra Donnalucata e Cavadalica sono state girate le scene della puntata “La gita a Tindari”. Splendido è il piccolo borgo marinaro ottocentesco di Sampieri da cui si snoda una spiaggia a mezzaluna che culmina a Punta Pisciotto dove si erge la sagoma della Fornace Penna, fabbrica di laterizi costruita nel 1912 e in disuso dal 1924 quando fu incendiata. Esempio mirabile di archeologia industriale fra i più importanti in Italia, è una vera e propria “cattedrale del mare”. Sampieri è meta di illustri visitatori come, in passato, Guttuso, Pasolini e Carlo Levi e, oggigiorno, Giorgio Armani, Sgarbi e Roberto Benigni che ha definito Sampieri “un angolo di paradiso”.
La casa del commissario più famoso d’Italia è in via Aldo Moro 44 a Punta Secca, frazione di 132 abitanti di Santa Croce Camerina (Ragusa), B&B quando non gira Montalbano, 300% di incremento di turisti “da fiction” e di vendite dei commercianti della zona che sono infinitamente grati a Camilleri.