di Luigi Picheca
Io non ho mai avuto bisogno di essere ricoverato in ospedale prima che la SLA mi facesse prigioniero. Certo, ci sono andato tante volte per visitare parenti o amici ma non mi sono mai soffermato a pensare più di tanto su queste realtà che si occupano della nostra Salute. Da quando ho iniziato a vivere in una Struttura per malati a lunga degenza, ho scoperto un nuovo mondo, parallelo a quello che tutti conosciamo ma che vale la pena di raccontare.
Queste realtà si snodano attraverso vite che si intrecciano strettamente, quasi a formare una grande famiglia, dove le personalità di ognuno si pongono in risalto. Ci sono i Malati, i loro Familiari e tutto il Personale che si prende cura di noi. Ci sono i Medici, gli Infermieri e gli Operatori, questi ultimi dovrebbero essere citati per primi perché vivono a stretto contatto con noi e sono di una importanza fondamentale.
Citandone alcuni, mi vengono in mente dei nomi, quelli che per più tempo mi sono stati accanto: Alfonsa, Cristina, Vincenza, Cinzia e Noemi. Queste persone vivono una vita sacrificata, devono sottostare a turni massacranti e devono concordare ogni loro movimento, quando hanno bisogno di un giorno di permesso, devono preoccuparsi di farsi coprire da qualche collega o da personale di altri Reparti. Anche le ferie vanno decise secondo necessità di lavoro e non della loro famiglia. Si devono adattare tutti a queste cose, non ho mai pensato che tante persone povessero vivere in questo modo.
Queste grandi famiglie condividono le gioie e i dolori che si sviluppano in questi luoghi, non è la sofferenza lo spirito che prevale lungo i nostri corridoi ma direi piuttosto che sia il buonumore che sgorga dai personaggi di questa sorta di Presepe per fare vivere tutti più serenamente e si cerca di rendere l’atmosfera più vivibile.
Insomma, quando entriamo in un Ospedale o in una Casa di Cura, pensiamo a quello che di buono sanno fare coloro che si prendono cura dei nostri cari e cerchiamo di non rendergli il lavoro più pesante di quello che già è, facciamogli sentire un po’ della nostra gratitudine e che apprezziamo il loro senso sacrificio.
Un ulteriore ringraziamento lo devo rivolgere alle mie Fisioterapiste, Laura ed Alessandra, perché, con i loro trattamenti mi consentono di avvertire ancora la sensazione del movimento, che per me equivale ad una breve ma intensa passeggiata.
Tutto questo lo dedico alle migliaia di Persone che prestano servizio, a vario titolo, nel campo della Sanità e li stringo in un abbraccio virtuale.
Con infinita riconoscenza, Luigi Picheca