di Daniela Zanuso
La plastica in mare è da tempo un problema grave e di difficile soluzione. Ora, pare che qualcosa si possa fare.
Si tratta di un cestino galleggiante che cattura la plastica, la microplastica (da 5 a 2 mm. di diametro e le microfibre da 0,3 mm.) e i rifiuti, nei punti in cui la corrente crea delle vere e proprie isole di immondizia. Stiamo parlando di “Seabin” un progetto di LifeGate, la società che da anni si occupa di energie rinnovabili e metodi per ripulire i mari.
Montato su ponti flottanti e in punti strategici (per esempio l’ansa di un fiume o di un porto) e grazie al lavoro di un pompa, il cestino è in grado di filtrare fino a 25mila litri di acqua all’ora. In un anno di lavoro può recuperare fino a 500 kg di plastiche con un consumo di 1 euro di corrente al giorno.
Grazie a Coop Italia e Lifegate è già partita la prima sperimentazione. Sono 25 le località interessate all’esperimento: da Pescara a Genova, da Brindisi a Livorno, da Firenze a Trieste e lungo la Darsena del Naviglio a Milano, i cestini già installati vengono svuotati all’occorrenza da atleti e personale della Canottieri .
Certo, non si tratta di una soluzione definitiva, ma è un primo passo per risolvere una questione della massima urgenza.
L’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel suo ultimo report del 2019 sulla situazione dei nostri mari (qui) ha dichiarato che, nel solo Mediterraneo, quasi 50.000 esemplari di pesci di 116 specie diverse hanno ingerito microplastica.
Questo significa che le microplastiche entrano nella catena alimentare e arrivano sulle nostre tavole. Un danno che l’uomo infligge alla natura e che ritorna indietro come un boomerang.
Forse, di questi tempi, è qualcosa che non ci suona nuovo.
11 novembre 2020