di Luigi Picheca
Chi gioca a calcetto con gli amici sa che non è uno scherzo. Non si gioca per partecipare, si gioca per vincere! Questa è la verità che per molti anni, non ricordo se 15 o 20, ha diviso dieci amici tra maglie rosse e maglie gialle in “scontri” nati sempre per prevalere gli uni sugli altri. Ricordo con nostalgia le nostre “prodezze” calcistiche che sorgevano dai nostri piedi ormai maturi. Avevamo una età variabile dai 35-40 anni fino a circa 50 e passa ma non ci si tirava mai indietro a quegli appuntamenti fissi. Tutt’al più si giocava al coperto per non esporsi alle intemperie, specialmente d’inverno.
Avevamo tutti un lavoro e stavamo attenti a non farci male anche se non sempre ci riuscivamo. Il calcio è uno sport di contatto e qualche colpo un po più forte capitava di prenderlo, qualche cosa di più è anche capitata, se non ricordo male un paio di fratture alle braccia ma solo per casi fortuiti.
Nelle sfide il clima che ha sempre prevalso è stato quello di un sano agonismo, che ci dava la carica anche quando le temperature invernali facevano arretrare di un passo coloro che dovevano tenere buone le mogli.
Guai a beccarsi una influenza dopo una partita, il comitato delle mogli allora interveniva duramente con frasi come: “avete una famiglia da mantenere”, o “siete come dei bambini, quando crescerete?”. Queste sono le frasi edulcorate dalla necessità di non offendere la morale pubblica, poi a casa facevano i conti. Dico facevano perché io ero fortunatamente separato e non avevo da discutere con nessuno, ma quanta fatica per concedersi un po di svago tra noi uomini!
Così capitava di dover chiamare qualche sostituto all’ultimo momento e non sempre ci si riusciva. Allora venivano in soccorso i figli che sapevano giocare a calcio, anche se poi ce li si litigava perché, ovviamente, avevano una marcia in più e ancora una volta la massima di de Coubertin non prevaleva su quella componente agonistica che è il pepe di tutte le competizioni.
Le mogli entrano sempre a gamba tesa anche quando noi, poveri ometti, ci prepariamo a seguire una qualsiasi gara che la tv ci offra, specialmente la domenica. Appena ci sistemiamo sul divano e quelle musichette annunciano l’inizio di un evento sportivo, ecco che le mogli arrivano, lancia in resta, per rovinarci la giornata. Sembra che i centri commerciali aprano nei giorni di festa solo quando ci sono in programmazione degli eventi sportivi che accendono in noi uomini il desiderio di seguirli. La F1, il MotoGP e le partite di calcio più stuzzichevoli diventano oggetto del contendere.
Poveri noi!
Luigi Picheca