Siamo proprio (in)sicuri?

di Francesca Radaelli

La buona notizia è che i reati nella provincia di Monza e Brianza sono in calo. Quella cattiva è che, a noi cittadini, sembra che aumentino sempre più. O almeno, ci sentiamo comunque insicuri.

Lo scorso 11 ottobre  nel corso della riunione del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica, presso la Prefettura di Monza e della Brianza, sono stati presentati e analizzati i dati statistici sull’andamento della criminalità in provincia.

I dati si riferiscono al biennio 2017-2018, e sono stati accompagnati da un focus sull’andamento del fenomeno nel corso del primo semestre dell’anno 2019 confrontato con il medesimo periodo dell’anno precedente.

L’analisi ha consentito di rilevare che nel primo semestre 2019 si è registrata una riduzione importante dei reati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-14,13% in Provincia; -28,26% nel Comune di Monza). I cali più rilevanti riguardano i reati contro il patrimonio (-15,15% in Provincia; -31,46% nel Comune di Monza) e le violenze sessuali (-25% in Provincia; -33,33% nel Comune di Monza).

Un calo generalizzato dei reati che è sicuramente da ascrivere all’azione delle forze dell’ordine e a un controllo più capillare sul territorio, come hanno rivendicato il prefetto e gli assessori regionali e comunali alla sicurezza. Ma che purtroppo non trova spesso riscontro nella percezione della sicurezza da parte dei cittadini.

L’inchiesta di Altroconsumo

Almeno secondo un’inchiesta di Altroconsumo realizzata su tutto il territorio nazionale tra ottobre e novembre 2018, che rileva come la percezione di insicurezza da parte dei cittadini invece che diminuire di pari passo con il calo dei reati (il trend riguarda non solo la Brianza, ma in misura maggiore o minore tutto il Paese), negli ultimi anni risulta aumentata.

Basti pensare che il 37% degli intervistati coinvolti nell’indagine ritiene che ci sia un alto livello di criminalità nelle ore notturne nella propria città di residenza, e il 19% anche di giorno. I dati ufficiali forniti da Ministero dell’Interno segnalano invece che in tutta l’Italia nel 2018 – rispetto al 2017 – i delitti sono diminuiti quasi del 9%, gli omicidi del 14% le rapine dell’11% e i furti di oltre l’8%.  Nonostante ciò, confrontando i dati sul senso di insicurezza degli italiani oggi con l’inchiesta di 11 anni fa, emerge che il senso di pericolo è in aumento.
Eppure, guardando alle denunce, il 27% decide di non sporgerne perché convinto che non ne valga la pena: un segnale inequivocabile di mancanza di fiducia e di senso civico. E forse, proprio questo è il punto.

Quando i ‘criminali’ sono i ‘figli’ della città. La risposta di Lissone

Spesso  i reati che colpiscono la città sono commessi dai membri stessi della cittadinanza. E quando sono i figli della città a renderla insicura, allora è proprio sul senso civico che occorre intervenire. Sembrano guardare in questa direzione le iniziative messe in campo, in Brianza, dal Comune di Lissone in risposta a una serie di recenti  e pesanti episodi di bullismo e vandalismo in città, compiuti da adolescenti e pre-adolescenti, con l’effetto di accrescere il senso di insicurezza dei cittadini.  

Dopo gli ultimi episodi di vandalismo, il Comune ha convocato lo scorso 10 ottobre un tavolo di lavoro coinvolgendo  non le forze dell’ordine ma istituzioni, scuole e associazioni del territorio, parrocchie comprese. Obiettivo: definire una serie di azioni concrete da attuare per agire sul senso civico di adolescenti e pre-adolescenti.  

Tra le iniziative avviate dall’amministrazione comunale,  spicca un progetto di educativa di strada portato avanti dalla cooperativa Spazio Giovani, che ha effettuato un monitoraggio per fornire un primo quadro delle compagnie giovanili presenti sul territorio.

“Il progetto che abbiamo messo a punto vuole andare oltre le sanzioni e le punizioni per i comportamenti contro la città. Al contrario: mira ad attivare iniziative di partecipazione di questi giovani alla vita della città”, spiega al Dialogo di Monza Alessia Tremolada, assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Lissone. Dalla prima fase di monitoraggio è emerso che una delle compagnie di giovani individuate in centro a Lissone potrebbe essere ‘agganciabile’: “La sfida sarà ora coinvolgere questi ragazzi in un progetto di attivazione e partecipazione alla vita della città, renderli protagonisti di un’iniziativa in campo culturale o sociale che possa far leva sulle loro competenze e le loro abilità per vederle valorizzate in maniera costruttiva”, sottolinea l’assessore.

Proprio in questi giorni è attiva un’Escape Room creata da ragazzi di Lissone su una proposta dal Tavolo di Inclusione Sociale dell’Amministrazione Comunale di Lissone, che vede coinvolti Teatro Instabile, Teatro dell’Elica, Comunità Pastorale Giovanile e LIVE. Si chiama DNA Zero Inclusion Room e sta avendo un buon riscontro di pubblico. “Il tema dell’Escape Room è l’inclusività. E proprio questa è la direzione a cui guardiamo per il futuro della città: lavorare tutti insieme per risolvere i problemi”, conclude Alessia Tremolada.

Perché forse il modo migliore per sentirsi più sicuri è partecipare davvero alla vita della propria città. Il senso di insicurezza nasce sempre rispetto al timore di un pericolo che arriva dall’esterno. Ma quando sono i ‘nostri’ adolescenti a rendere insicura la ‘nostra’ città, abbiamo tutti il dovere ma soprattutto la possibilità di intervenire.  

I giovani sono il futuro di ogni città, ma il senso civico deve essere loro trasmesso dalla città stessa. Non è facile, oggi più che mai. I punti di riferimento per i ragazzi sono più deboli rispetto al passato: oratori e associazioni hanno perso negli ultimi anni la loro forza attrattiva sugli adolescenti. Il rischio è che, fuori dalla famiglia e dalla scuola, siano lasciati a loro stessi. E una delle sfide più grandi è proprio questa: riuscire a trasmettere il sentimento – forse un po’ anacronistico di questi tempi – di sentirsi parte di una comunità.

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