Non è una notizia di ieri e nemmeno recente, bensì si tratta di una vecchia opera che ho scoperto da poco, la quale però mi permette di raccontarvi qualcosa di buono dal mondo dell’arte contemporanea (sì, proprio quella che moltissimi considerano inutile e poco sensata).
L’installazione (così si chiamano le sculture tridimensionali d’oggi) si chiama Sleepwalkers (video) e consiste in un video proiettato a dimensioni cubitali, per 4 settimane e ben 5 ore al giorno, su otto pezzi di facciata del Museum of Modern Art (il Moma) a New York.
L’idea allora venne alla direzione artistica dello stesso museo americano e venne realizzata ormai 8 anni fa dall’artista canadese Doug Aitken. Il video – filmato proprio nella città di New York – racconta la vita di 5 donne e uomini colti nella loro quotidianità più ordinaria. Il risveglio, il lavoro, lo svolgersi della giornata: tutte le storie si ripetono quasi uguali e la vera New York, che vive intorno al museo, sembra assecondare questa routine, regalando all’opera dell’artista canadese una colonna sonora “naturale”.
Il video continua con la rappresentazione della notte: sulle pareti appaiono scene meno codificate, la banale normalità si trasforma in qualcosa di più autentico, tanto da diventare una sorta di epifania o di esperienza mistica per l’individuo che decide di ritagliarsi un pezzo sulla sua interiorità. Il muoversi in una danza o il suono di uno strumento diventa all’improvviso la ragione d’essere di quelle esistenze.
Il senso di Sleepwalkers è insomma rappresentare la vita dalla prospettiva di un narratore onnisciente e gigantesco, che sembra compiacersi della monotonia ripetitiva in azione sullo schermo.
Ma queste cinque storie virtuali parallele alla vita (sia perché la rappresentano, sia perché la accompagnano essendo proiettate intorno a palazzi “veri”) vogliono essere la scintilla per far riflettere e risvegliare l’uomo “reale” diventato sonnambulo.
Ilaria Beretta