Snoezelen che?

snoezelen
di Ilaria Beretta

Snoezelen non è uno sciogli lingua, bensì il nome di un riconoscimento che ogni anno viene assegnato da una onlus di Verona agli studenti del Conservatorio della città veneta iscritti al master sperimentale in Musicoterapia, dove si lavora a percorsi didattici alternativi per la disabilità cognitiva.

Il Premio Snoezelen prende in prestito il nome da una terapia per persone con deficit intellettivi messa a punto negli anni Ottanta da due ricercatori olandesi e che significa «esplorare» ma anche «rilassare» in quanto l’obbiettivo del metodo è trattare i pazienti in una stanza multi sensoriale con il linguaggio dei sensi, tra cui la musica. Lo Snoezelen si può utilizzare per persone con sindrome di Down, ma anche per malati di Alzheimer che, attraverso note e gesti, si rilassano e migliorano nella percezione, nel comportamento e nella comunicazione.

Con questo sistema, spiega Gianluigi Fanchiotti, fondatore e presidente dell’Associazione per lo sviluppo del metodo Snoezelen «non si ricorre quindi alla terapia farmacologica. Noi chiamiamo questo percorso “dieta sensoriale” ma per funzionare il musicoterapista deve avere una grande empatia con il paziente».

E quest’anno il premio Snoezelen, che verrà assegnato ufficialmente domani, è andato a quattro giovani Priscilla Menini, Sara Bertoneri, Stefano Spaderi e Duccio Simbeni che si sono guadagnati una bella borsa di studio.

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