di Laurenzo Ticca
Un saggio, un’inchiesta, un’opera letteraria, una denuncia agghiacciate dell’universo concentrazionario dei gulag staliniani, costruiti per soffocare il dissenso, decimare gli oppositori, seminare il terrore.
Arcipelago Gulag, il capolavoro di Alexandr Solzenicyn , fu pubblicato a Parigi il 28 dicembre 1973. L’autore aveva microfilmato il testo per farlo arrivare in Occidente. Nei tre volumi che compongono l’opera, Solzenicyn racconta nei minimi particolari la vita nei campi di concentramento.
Il libro era un’implacabile atto d’accusa contro l’Urss e il socialismo reale. Un monumento alle vittime dei lager. Una denuncia venuta alla luce in modo avventuroso. Per evitare che la censura ne venisse in possesso lo scrittore distribuiva i capitoli, una volta scritti, ad amici fidati. Del libro esistevano solo tre copie integre. Una delle quali finì nelle mani del KGB: dopo un lungo interrogatorio al quale fu sottoposta la dattilografa di Solgenicyn ( il senso di colpa avrebbe portato la donna al suicidio) .
Nato in una piccola stazione termale del Caucaso l’11 dicembre del 1918 il giovane Solzenicyn fu chiamato alle armi nel ’41, combattè contro i tedeschi . Alcune sue lettere nelle quali criticava Stalin gli valsero il primo arresto e l’inizio della odissea nei gulag. Poi venne il 1956 , il XX Congresso, la destalinizzazione e la riabilitazione.
Liberato , pubblicò : “ Una giornata di Ivan Denissovic”, “ Divisione cancro”, “ Il primo Cerchio” . Testi nei quali emerge la visione del mondo di Solzenicyn, la tensione etica verso un universo alimentato dai valori della tradizione, intriso di religiosità contadina. La rivolta dei suoi personaggi contro i sistemi oppressivi prende forma nelle situazioni di ingiustizia e sofferenza . Nei gulag, come nell’ospedale di “Divisione cancro”. Di fronte ad un destino ineluttabile segnato dalla sofferenza, dall’ingiustizia e dalla morte l’uomo affronta interrogativi radicali e attinge a verità profonde: “Sia benedetto il carcere, esso mi ha indotto a riflettere” dirà uno dei suoi personaggi”.
Verità scomode per un regime fondato sulla menzogna.
Il 12 febbraio del ’74 sarà arrestato ed espulso dall’Urss. L’esilio durerà vent’anni. La sua impronta reazionaria lo porterà a fustigare anche l’Occidente e le sue libertà. Ad Harvard sostenne che la società occidentale era un modello spiritualmente mediocre e che l’oppressione del comunismo aveva forgiato ,in Russia, caratteri più forti, profondi e interessanti.
Alexandr Solgenicyn, premio Nobel per la letteratura, si e’ spento a Mosca il 3 agosto del 2008.