Stampante 3d, sarà rivoluzione?

di Fabrizio Annaro

rappresentante-confapi-monzBuonasera, mi “stampa” una bistecca? Certamente quanto alta, fiorentina, roast beef … Si proprio così. Non stupitevi, non si tratta di fantascienza o fantatecnologia: “stampare” una bistecca con stampante 3d presto sarà possibile.  Già l’anno scorso, a Londra è stato presentato il primo hamburger stampato con stampante a 3d, costato la bellezza di 300 mila dollari.  La notizia era finita sui giornali di mezzo mondo. Oggi a Monza durante il convegno

Promosso da Nuvola Verde, social network specializzato in innovazione digitale,  si è parlato delle stampanti 3d, delle possibili applicazioni nonchè degli effetti sociali ed economici. Ci attende una rivoluzione. Negli Stati Uniti, la ricerca e l’utilizzo della stampante 3d è a pieno ritmo. La stampante 3d rappresenta l’architrave della nuova politica industriale voluta  da Obama per contrastare la concorrenza cinese e dei paesi emergenti.

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In Europa  timidi segnali, in Italia pochi sanno di che si tratta. Ma come funziona? Semplice, è una stampante molto simile  a quelle a getto d’inchiostro ma, nelle cartucce anziché inchiostro, troviamo i materiali con cui gli oggetti sono costituiti. In genere la materia prima più diffusa è la plastica. Potremo stampare anche bicchieri, oggetti d’uso comune, soprammobili, opere artistiche. Si potranno utilizzare tutti i materiali compresi i metalli.

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In sostanza, la produzione non richiederà più grandi fabbriche, ne voluminosi impianti, ma un adeguato software e una specifica stampante. I costi  di queste stampanti variano da 2.000 a 500.000 dollari in relazione alle dimensioni e ai materiali utilizzati per creare i nuovi oggetti. Attualmente si può progettare con un software grafico in 3d ed inviare i files a centri specifici che, faranno arrivare i prodotti realizzati via posta. Oppure ci si può recare in un laboratorio attrezzato con stampanti di vario genere e realizzare le stampe. In America è  boom di   questi laboratori, in Italia si contano sulla punta delle dita. Il più vicino è il FabLab  di Reggio Emilia.

stampante-3d_wMolti giovani americani aprono micro imprese e fabbricano  prodotti competitivi che presto invaderanno i mercati di tutto il mondo. Anche il consumatore cambierà stile. Se manca  qualcosa,  no problem: uno scanner 3d farà in modo di avere una copia digitale e poi ci penserà la stampante  3d ad arricchire l’arredamento di casa. Ma gli effetti non si limitano a produzione e consumo, riguarderanno anche la biologia, la medicina e, come detto, la produzione e lo stile alimentare. La medicina? Certo, pensate alle protesi.

Potranno essere personalizzate e adattate perfettamente alle esigenze del paziente. Non è finita. Fra non molto avremo le auto robot, quelle che andranno senza autista. E quindi? Quindi il rischio  incidenti – specifica David Orban, intervenuto al convegno – sarà ridotto a zero, cosa stupefacente, ma con conseguente mancanza di organi per trapianti. Ci penserà la stampante a 3d nelle cui cartucce ci saranno cellule vitali o materiali sintetici che daranno vita a organi personalizzati pronti per il trapianto. Si aprono grandi speranze per chi vive il disagio di una paralisi: Amanda, in carrozzina da anni, si è  dotata di un esoscheletro stampato in 3d ed è riuscita a muovere qualche passo durante la convention di Budapest, dove si sono riuniti i guru del 3d si tutto il mondo.

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In conclusione, uno sconvolgimento sociale ed economico dagli effetti incontrollati, una nuova rivoluzione che cambierà in poco tempo il nostro modo di vivere. Pensate agli allevatori. Se la bistecca si potrà davvero stampare, che farà l’esercito di lavoratori che oggi offre cibo con gli allevamenti di polli, buoi, maiali? E il sistema produttivo? E i diritti d’autore? E la sicurezza? Nel giro di poco tempo, meccanici, carrozzieri, riparatori di aerei potranno stampare i  pezzi di ricambio dei veicoli. E la sicurezza? Chi garantirà che i pezzi di ricambio saranno a norma? La stampante 3d affascina il mondo giovanile votato al lavoro imprenditoriale. Ma gli amanti del lavoro autonomo, saranno in grado di generare  posti di lavoro in modo da compensare l’attuale declino? Domande a cui siamo chiamati a cercare risposte. A cominciare dalla politica.

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