di Luigi Picheca
“Sul ponte di Pi-a-no, noi ci darem la mano”.
Scusate, mi sono lasciato prendere dell’euforia. Per questo ho ripreso le parole di una famosa canzone degli alpini che ben si accorda a questo storico avvenimento. In questo momento in cui le buone notizie sono così rare e devono lasciare spazio ai continui ed estenuanti bollettini sul coronavirus, ho seguito con entusiasmo e con intenso piacere la consegna, alla città di Genova e ai suoi cittadini dell’opera che, per circa due anni, li ha privati della normale circolazione.
Non è un vero giorno di festa perché rimarrà nei cuori dei genovesi e di noi italiani il doloroso ricordo delle 43 vittime della sciagura del 14 agosto 2018.
Ma guardiamo al futuro con ottimismo e maggior fiducia e interpretiamo questo evento, comunque positivo, come un segnale di ripresa e di rilancio verso la normalità per tutto il Paese.
Per questo motivo ho pensato di prendere in prestito la melodia della conosciutissima canzone degli alpini per accompagnare questo momento di gioia e di compattezza per la nostra Nazione che, mi auguro, smorzi il crescente malumore, seppur comprensibile, che si sta diffondendo forse per troppo individualismo.
Interpretiamo la ricostruzione del ponte di Genova come un simbolo di rinascita e di nuova fiducia.