di Francesca Radaelli
Incontrarsi attraverso l’arte, che ha il potere di parlare direttamente ai cuori, in un linguaggio che tutti possono capire.
È stato questo lo spirito alla base della giornata che domenica 18 giugno ha animato gli spazi del Parco Tittoni di Desio con performance, eventi, installazioni artistiche. E un obiettivo: promuovere l’incontro tra richiedenti asilo e cittadini del territorio. “Don’t meet me in the mind. Meet me in the heArt “ è stato lo slogan dell’evento, organizzato da Consorzio Comunità Brianza,
che di fatto ha messo in mostra i risultati dei numerosi laboratori avviati da RTI Bonvena, rete di enti e associazioni che gestiscono l’accoglienza dei migranti sul territorio brianzolo. Da Monza a Limbiate, da Camparada a Lissone, da Carate a Desio le realtà coinvolte nell’accoglienza dei richiedenti asilo sono sparpagliate un po’ in tutto il territorio brianzolo. E su tutto il territorio è stato declinato, in varie forme il progetto ATLAS – acronimo che sta per ATtraverso Le Arti Sono – che si propone di fornire alle persone migranti strumenti per esprimere la propria identità attraverso le diverse forme d’arte.
Il teatro per esempio, un mezzo espressivo che ha il potere di farci conoscere meglio, gli uni con gli altri. A rimarcare il concetto nel corso della giornata è Walter Orioli, regista dello spettacolo che ha coinvolto una decina di ospiti del centro di Camparada, promosso da Consorzio Comunità Brianza, Associazione Politeama e Un palcoscenico per i ragazzi, orientato al teatro sociale e terapeutico. “Il titolo dello spettacolo prende spunto da una scritta letta presso una caserma dei carabinieri: Alt! Farsi riconoscere”, racconta Walter Orioli. “Noi l’abbiamo cambiata in Alt! Farsi conoscere. Non ho chiesto ai ragazzi di raccontare per filo e per segno la loro storia, semplicemente di esprimere qualcosa. Spesso basta un semplice gesto o una parola per far intravvedere la storia che sta dentro ciascuno”. Lo spettacolo, che vede esprimersi in scena, attraverso movimenti e parole, undici protagonisti vestiti di nero, è molto suggestivo. E a fine rappresentazione, arriva anche – un po’ inaspettato – uno spontaneo, dirompente e applauditissimo ringraziamento all’Italia e agli italiani da parte di uno degli attori protagonisti.
Un altro laboratorio teatrale ha coinvolto una decina di ospiti del centro di Limbiate che, guidati da Marco Ripoldi e Francesca di Traglia, hanno messo in scena nel pomeriggio di domenica una ‘lezione aperta di teatro’ liberamente ispirata ad Alice nel Paese delle meraviglie. Pur essendo a tratti davvero esilarante, la performance non vuole essere un vero e proprio spettacolo, come spiega uno dei due organizzatori: “Piuttosto, abbiamo voluto rappresentare uno spazio di espressione del sé, che abbiamo creato nel corso dei nostri incontri insieme e che ha permesso di conoscerci a vicenda”.
Ma negli spazi del parco Tittoni c’è stata anche una vera e propria invasione di installazioni artistiche e non solo. Tra le piante sono comparsi libri appesi a fili di bucato, opera dell’associazione Africa Bougou di Monza che ha voluto riproporre un laboratorio effettuato durante l’anno con i partecipanti al corso di conversazione italiana. “E’ un progetto che portiamo avanti da due anni, e vuole essere di supporto ai corsi di italiano frequentati dai migranti”, racconta Elena, membro dell’associazione, che è stata fondata da uno studio di architetti ed è impegnata in diversi villaggi dell’Africa Subsahariana. “Siamo riusciti a coinvolgere ogni anno una trentina di ragazzi, cui abbiamo proposto attività di ‘black out poetry’ ma anche una riflessione sul tema dei confini che riproponiamo oggi a tutti i presenti, attraverso delle semplici tovagliette di carta da completare con un disegno…”.
Il pomeriggio e la serata sono stati poi animati dalle sorprendenti azioni artistiche realizzate a cura dell’associazione Commissione Cultura Alternativa di Carate Brianza che, come racconta il suo fondatore Enrico Mason, sin dall’arrivo nel 2015 dei primi ospiti nella casa cantoniera di Carate, li ha coinvolti nelle proprie attività creative e artistiche, nell’organizzazione dei laboratori per le scuole e nella realizzazione della festa annuale della Befana sul Lambro: “I ragazzi, una ventina circa, hanno partecipato alle iniziative dell’associazione come volontari e anche attraverso l’attivazione di vere e proprie borse lavoro. È stato bello coinvolgerli nell’organizzazione di una manifestazione tradizionalmente legata al nostro territorio come la Befana sul Lambro, che anche grazie alla loro presenza si è arricchita di nuovi linguaggi e suggestioni”.
Altro terreno privilegiato di incontro e contaminazione è quello della musica. E davvero riuscito è stato l’incontro di voci e musica tra Nicholas, Franklin, Godwin, Sanna e il gruppo musicale lissonese The Rockfeller che hanno fatto ballare e cantare tutti quanti nel corso della serata con lo spettacolo musicale dal titolo “Do you know him, that wish man?”. La loro collaborazione è nata attraverso l’associazione Musicoltura che ha coinvolto i richiedenti asilo ospitati a Lissone nello spettacolo “Come attraverso lo specchio”, rappresentato in scena a marzo a Palazzo Terragni.
Non poteva mancare la mescolanza di ritmi hip hop , afro beat e reggae che ha preso corpo nella successiva jam session hosted by Haf X e 20settCrew, animata dagli ospiti del centro di accoglienza di via XX settembre di Monza sotto la direzione di Hafiz. A concludere la serata il concerto della Big Band della fondazione Scuola di Musica di Desio.
È quindi calato il sipario su una giornata ricchissima di stimoli e di scambi, molto partecipata da un pubblico variegato, non solo di diverse etnie e provenienze geografiche ma anche di tutte le età, grazie alla presenza dei laboratori per bambini Tittoni for KIds Around the world durante il pomeriggio. Una giornata che ha dimostrato che ‘arte’ vuol dire anche tanto divertimento e piacere di stare insieme.
Che ci sono tantissimi modi per provare ad esprimersi e ad incontrarsi, anche se si parla una lingua diversa e magari ci si sente stranieri in terra straniera.
E soprattutto che l’incontro è possibile anche, e forse soprattutto, nella musica, nel teatro, nel gioco, nella creatività. Ossia in quei ‘luoghi’ che parlano al cuore.
E in cui, a volte, capita di sentirsi davvero un po’ più liberi.