Thomas Mann, il borghese letterato che disse no al nazismo

Thomas_Manndi Francesca Radaelli

Antica capitale della Lega Anseatica, situata a pochi chilometri dal Mar Baltico, nell’Ottocento Lubecca era una città in gran parte popolata, o quantomeno governata, da famiglie di commercianti. In una di queste famiglie il 6 giugno 1875 nasce Thomas Mann: suo padre è un ricco mercante di granaglie, sua madre una donna tedesca con origini in parte brasiliane. Lui dopo aver iniziato a lavorare come assicuratore, ben presto  decide di rinunciare all’operosa vita borghese, seguire la vocazione artistica e dedicarsi a tempo pieno all’attività letteraria. Il suo primo romanzo, I Buddenbrook, che gli varrà il Premio Nobel, è un vero e proprio affresco dell’universo mercantile che popola Lubecca e dei valori che lo guidano e racconta la storia della decadenza di una famiglia di commercianti non troppo dissimile a quella da cui proviene il suo autore. Lubecca è punto di partenza e arrivo anche nella celebre novella Tonio Kroeger, il cui protagonista assomiglia moltissimo allo stesso Thomas Mann: racconta di un ragazzo che si sente diverso dal mondo che lo circonda, che vorrebbe appartenere a quel mondo solido, sano e operoso, ma si sente attratto da un altro mondo, quello sconosciuto e misterioso dell’arte.

La 'casa dei Buddenbrook' a Lubecca. Sopra la porta la scritta: "Dominus providebit", il Signore provvederà
La ‘casa dei Buddenbrook’ a Lubecca. Sopra la porta la scritta: “Dominus providebit”, il Signore provvederà

Le radici di Thmas Mann sono nella solida Lubecca e lui non le rinnegherà mai, le aspirazioni artistiche lo conducono però verso Italia, dove ambienta il capolavoro La Morte a Venezia, ma anche verso la filosofia politica, grande protagonista del romanzo La montagna incantata. I grandi tedeschi che ama e che lo ispirano si chiamano Wagner, Schopenauer, Nietzsche, ma anche Goethe, di cui riprenderà il personaggio di Faust.

A un certo punto, però, Thomas Mann si accorge che la Germania, il paese in cui è nato, non gli assomiglia più e non assomiglia nemmeno a al mondo di valori onesti e solidi della famiglia borghese in cui è cresciuto. Siamo negli anni Trenta, Hitler è salito al potere e lo scrittore ormai vive fuori dal suo Paese: in Francia, Svizzera, Stati Uniti. Ma di fronte a quello che sta accadendo in Germania, gli pare che l’essere un esiliato di fatto non sia una risposta sufficiente. E così decide di prendere pubblicamente posizione contro la dittatura nazista.

Altri scrittori tedeschi scelsero di tacere. Lui, il borghese-artista di Lubecca che aveva avuto sei figli da una donna ebrea ed era sempre stato politicamente un conservatore, scelse di parlare alla sua Germania. Quella di Wagner e Goethe, quella degli artisti e quella dei commercianti di Lubecca.

Ai suoi concittadini e compatrioti è indirizzato l’Appello alla Ragione pronunciato a Berlino nel 1930. Poco tempo dopo la cittadinanza tedesca gli viene tolta, i suoi beni confiscati. Di lì a qualche anno scoppia la Seconda guerra mondiale. Tra il 1940 e il 1945 la BBC trasmette brevi discorsi radiofonici che Mann pronuncia in tedesco e che vengono diffusi nel territorio della Germania. In essi denuncia il nazismo, la deportazione degli ebrei e non solo nei campi di concentramento, i progetti di sterminio di Hitler. Vuole che i suoi concittadini aprano gli occhi.  Malgrado tutto, Thomas Mann continuava a credere nella Germania e nel popolo tedesco.

Francesca Radaelli

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