di Daniela Annaro
Regnanti e nobildonne, cortigiane e aspiranti spose, poetesse e letterate, donne della Serenissima Repubblica attorno al XVI secolo raccontate dai pennelli dei migliori artisti, primo fra tutti Tiziano Vecellio.
Donne che occupavano nella Venezia di quel periodo un ruolo dominante e straordinario, un ruolo che non ha eguali nella storia della Repubblica o di altre Stati europei. Un fatto eccezionale e poco approfondito che è al centro della mostra “Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano“, aperta fino al 5 giugno 2022 a Palazzo Reale di Milano.
Un tema che aveva affascinato la storica dell’arte Rona Goffen già nel 1997, ma che nessuna esposizione, prima d’ora, aveva mai preso in considerazione. Se ne è incaricata la curatrice Sylvia Ferino, già direttrice della Pinacoteca del Kunsthistoriches Museum di Vienna. Una novità, dunque, merito forse della nuova sensibilità nei confronti del mondo femminile nella nostra società.
Sono un centinaio le opere esposte, di cui quarantasette ritratti di Tiziano, accompagnati da dipinti di Giorgione, Lotto,Tintoretto Palma il Vecchio, Paolo Veronese, ma anche nomi meno conosciuti ( ma non per questo meno interessanti) come Paris Bordon. Giovanni Cariani, Bernardino Licinio, Giovan Battista Moroni, Palma il Giovane, Alessandro Bonvicino detto il Moretto.
Immagini di belle veneziane appartenenti a diverse classi sociali, ritratti idealizzati per rappresentare eroine e sante declinate anche nei miti e nelle allegorie.
C’erano i poeti e i letterati che cantavano l’amore e vedevano la bellezza rappresentata dalla figure femminile. Scrittori come l’Aretino, il Bembo, Giovanni della Casa riempirono pagine e pagine su questi temi.
Il Cinquecento a Venezia ha un’attenzione particolare per l’immagine della donna proprio per il ruolo che la donna stessa ha nella società del tempo. Per esempio, le spose della Laguna esercitavano diritti non comuni: continuavano a disporre della loro dote e potevano decidere di lasciarla ai loro figli, dopo la morte del consorte. Non potevano, ovviamente, partecipare alla vita pubblica o economica, ma avevano un ruolo importante nella rappresentazione del potere così come lo avevano in famiglia.
Non solo, alcune di loro, le più erudite come le scrittrici Lucrezia Marinelli e Moderata Fonte partecipano attivamente al dibattito di genere nella famosa “querelle des femmes” , sorta di antesignano movimento femminista prima della Rivoluzione Francese.
Un dibattito, un sentire che in una certa misura coinvolge anche i grandi artisti: Lo stesso Tiziano considera la bellezza artistica come corrispondente di quella femminile. Valorizza la personalità e la sua femminilità rispettandone sempre la dignità. Le “belle veneziane” sono donne reali, cortigiane, ma anche aspiranti spose che mostrano il petto non solo perché spregiudicate, ma come gesto che vuol significare l’apertura del cuore, atto consensuale per suggellare le nozze. Le donne del Vecellio come di Tintoretto, Lotto, Veronese appaiono con la loro forte personalità espressa con grazia, dolcezza e forte carica seduttiva.