Tre famiglie e una vita in comunità

di Fabrizio Annaro e Daniela Zanuso

In occasione di una rimpatriata con amici di  vecchia data, abbiamo avuto occasione di conoscere ed intervistare Vittorio e Cristina, una coppia che da oltre trent’ anni vive in comunità con altre due famiglie. In una fattoria immersa nella natura sulle colline modenesi, a pochi chilometri da Sestola, località sciistica famosa per essere frequentata da Alberto Tomba, negli anni ’80 è nata una comunità. Ma andiamo con ordine.Tre militanti pacifisti

Tutto ebbe inizio negli anni ’70. Tre ragazzi, Vittorio, Giuliano e Michele, che studiavano Agraria a Piacenza, impegnati in vari ambiti, fra cui il movimento pacifista, oltre che volontari in associazioni religiose e non,  scelgono un altro modo di vivere rispetto a quello che va per la maggiore.

Vittorio è originario di Ponte Nossa paesino della Val Seriana in provincia di Bergamo. E’ un pioniere, anzi un’avanguardia del movimento pacifista e si fa in quattro  per la causa del  Servizio Civile. Una battaglia che vince perché sarà fra i primi obiettori a prestare servizio civile a Piacenza in favore dei ragazzi disabili. Vittorio è un tipo tranquillo, ma determinato. Oltre al servizio civile c’è anche un’altra “battaglia” che lo vede in prima fila: è quella dell’obiezione di coscienza alle spese militari. Una battaglia che gli costerà diversi pignoramenti e non poche grane burocratiche con l’Agenzia dell’Entrate.

La vista della fattoria a Sestola

Alla ricerca di un luogo dove realizzare un sogno

Vittorio conosce  Michele e Giuliano, durante gli studi universitari. Nasce un’amicizia incoraggiata anche dal cappellano dell’università Cattolica di Piacenza. Non accettano l’idea di una vita borghese in cui ogni famiglia lotta e combatte in un’arena di tutti contro tutti. Il loro ideale è quello dele prime comunità cristiane, dove tutto è condiviso e a ciascuno viene dato secondo il proprio bisogno. Inizia la ricerca di un luogo e la scelta ricade su Sestola, in una cascina di proprietà della famiglia di Michele. Il  4 agosto 1980, nasce a comunità Guedrara di Roncoscaglia (così battezzata dal nome del luogo),  con Vittorio, Michele e Alba mentre Giuliano e  Nadia tentano una esperienza simile in Abruzzo. Nel 1987 i due abruzzesi si ricongiungono con i tre già a Sestola.

Cristina ha 20 anni quando decise che il suo modello di vita è una comunità dove condividere  valori, speranze, ma soprattutto la propria fede. Se cambiare il mondo o fare la rivoluzione appariva ad alcuni come un utopia, per Cristina la ricerca di una comunità era ed è un luogo concreto dove realizzare i propri ideali. Scopre che a Sestola, cittadina modenese che si arrampica a ridosso della linea gotica e degli Appennini tosco-emiliani, è nata da alcuni anni una comunità. Cristina vi arriverà nel 1990.

momenti di vita insieme

La regola: vivere come le prime comunità cristiane

Scrivono una regola semplice* (comunione, povertà, preghiera, lavoro, servizio, accoglienza, unione fraterna,…) che detta i principi fondativi e le scelte della vita quotidiana, come ad esempio i turni di cucina che sono decisi in modo consensuale. L’ispirazione di scrivere una regola arriva da Lanza del Vasto, filosofo, poeta, scrittore, attivista contro la guerra e fondatore in Europa di comunità rurali nonviolente molto vicine al  modello gandhiano di comunità autarchica e egualitaria. La regola si ispira alle prime comunità cristiane e ogni anno, da quando esiste la comunità,  il voto viene rinnovato durante la celebrazione della Messa pasquale

Quando si presentano al parroco di Sestola per annunciare che presto in quelle terre sarebbe sorta una comunità di famiglie, il parroco di allora si commuove, non esita ad offrire la sua benedizione ed  esclama: “Vi manda lo Spirito Santo”. E’ il 4 agosto 1980 data di inizio della vita della comunità.

Agricoltura, legna, castagneto e orto sono le prime attività che poi, negli anni, anche allevamento di mucche e produzione di latte per il parmigiano,  apicoltura, un bed and breakfast, attività educative nelle scuole, ospitalità, aiuto ai più deboli, accoglienza … “Ma anche la possibilità  anzi il privilegio – racconta Vittorio- di scrutare il cielo la notte quando le stelle e i pianeti appaiono belli e luminosi cosa che la città ha dimenticato di fare, perché le luci delle metropoli spesso impediscono di vedere la Luce!”.

Sono trascorsi 38 anni e nel frattempo anche Vittorio si è sposato con Cristina. Le tre coppie hanno generato 10 figli. Insomma un bel gruppo.

L’angolo per la preghiera

L’anno della crisi. L’incontro con il Vescovo illuminato

Vivere in comunità significa avere una serie di vantaggi. “Ad esempio la nostra regola – ci spiega Vittorio –  prevede che ci siano turni per la preparazione del pranzo e della cena. E’ un bel privilegio perché io  e Cristina cuciniamo al massimo due volte la settimana. Anche la cassa è in comune“. Vittorio, Giuliano e Michele si dedicano ai lavori agricoli e all’allevamento, le  mogli lavorano all’esterno: insegnante, assistente sociale e direttrice in un ricovero per anziani. Ogni entrata finisce in un unico conto. Ogni famiglia ha un budget di prelievi che si calcola in base al numero dei componenti. Il budget riguarda le spese familiari accessorie (vacanze, vestiti) mentre quelle di base (cibo, trasporti, salute, scuola) sono a carico della cassa comune.

Se la solidarietà moltiplica i vantaggi, la convivenza fa lievitare i problemi del quotidiano. Non sono in discussione  i grandi ideali, ma le banali vicissitudini a mettere in crisi la convivenza.

Dopo vent’anni di comunità, all’inizio del 2000 siamo andati in crisi – dichiara Vittorio. Eravamo sull’orlo di sciogliere la comunità e pronti a seguire ciascuno  la sua strada.  Ci siamo rivolti al nostro Vescovo, una persona davvero illuminataIl vescovo ci ha offerto l’aiuto di un sacerdote e di uno psicologo per un anno. Non era in prospettiva lo scioglimento della comunità ma l’allontanamento per un periodo di una coppia, che quindi non c’è stato. Abbiamo deciso di affrontare i problemi.  Con l’aiuto di uno psicologo, nel giro di qualche anno siamo riusciti a comprendere cosa ostacolasse il nostro cammino e a ritrovare forza per proseguirlo”.

Oggi viviamo nell’abbondanza

“La nostra è una comunità che genera abbondanza – afferma Cristina. Oggi non ci manca nulla. Il fatto di condividere molte spese ci consente di vivere in un certo agio. A volte mi chiedo se la ricchezza che mi circonda sia coerente con il voto di povertà scritto nella nostra regola. Poi mi sovviene il Salmo 133: ‘Come è bello e gioioso che i fratelli siano insieme’ che si conclude con la frase ‘là il Signore dona benedizioni’. Ecco, penso che la nostra abbondanza sia segno della benedizione di Dio Padre”.

la stalla

Nessun uomo è un’isola

Per le tre famiglie la comunità è un segno di Comunione. Spesso aprono le loro porte ed offrono ospitalità e disponibilità a condividere con i fratelli più deboli. Questo aiuta a rivedere il modo di pensare: “Siamo convinti che nessun uomo sia un’isola. Siamo legati l’un con l’altro da fili invisibili. Non abbiamo fatto tutto questo solo per noi stessi. Certo volevamo così e caparbiamente l’abbiamo realizzato.  Siamo convinti di partecipare ad una Comunione di uomini che hanno in comune molte aspirazioni e molti valori: giustizia, pace, non violenza, carità fraterna, perdono, fede, fiducia nella vita. Ognuno di noi è chiamato ad arricchire e a portare un proprio ed unico originale contributo a questa grande Comunione.”

La domanda più assillante, oggi, è sul futuro dei figli. Alcuni hanno scelto di proseguire l’esperienza, di comunità, ma non tutti condividono le scelte dei genitori e hanno già iniziato percorsi diversi.

Vittorio, Michele, Giuliano, Cristina, Alba e Nadia, non hanno rinunciato ai loro sogni, anzi ci hanno creduto profondamente e, con tenacia e determinazione, hanno costruito insieme uno stile di vita che rispecchia i principi evangelici fondanti. Con grande semplicità  riescono a trasmettere agli altri la gioia di aver realizzato una vita fraterna, perchè come dicono loro “condividere rende la vita più ricca“.

* La regola della comunità di Guedrara

E’ la sintesi delle scelte già fatte e maturate, indica il nuovo cammino che la Comunità deve percorrere.

Essa segni concretamente l’unità tra i membri della Comunità e ad essa si ispiri ogni scelta e gesto concreto. I fratelli la osservino con fedeltà e umiltà, e la accolgano come patto tra uomini liberi e voto a Dio.

LA COMUNITA’ SI FONDA SU CRISTO.

I fratelli vivano in Comunità con al centro Gesù Cristo risorto e facciano tutto per la gloria del Padre. Questa scelta sia una risposta alla sua chiamata.

Essi siano testimoni tra gli uomini dell’amore di Dio, sull’esempio di Maria, con l’umiltà, la tenerezza, il silenzio e l’obbedienza alla Sua volontà.

La Comunità riconosca nella Chiesa il Corpo di Cristo, il popolo di Dio che vive e annuncia la salvezza. Di essa è un frammento e con essa spera e soffre.

I fratelli siano aperti al dialogo con tutti i cristiani, con tutti gli uomini che adorano Dio in modi diversi, con tutti coloro che sono alla ricerca della luce.

COMUNIONE DEI BENI

I fratelli mettano ogni cosa in comune, a partire dai beni materiali, sull’esempio dei primi cristiani.

Sia questo un segno ed un esercizio al distacco e alla Povertà.   

POVERTA’

La Comunità sia povera per essere più libera nella fede perché‚ l’unica ricchezza è il Cristo, e tutto il resto le verrà dato.

I fratelli vivano con stile di povertà e di semplicità, che si oppone al consumismo della società opulenta.

La povertà sia anzitutto interiore, nel distacco da ogni cosa che non sia la ricerca dell’Amore.

Essa sia un modo per condividere la vita dei poveri della terra e per non cadere nel meccanismo di sfruttamento che li colpisce.

Ciò che si possiede sia uno strumento di servizio ai fratelli, e quello che è in più venga donato ai poveri.

PREGHIERA

La Comunità sia assidua nella preghiera e nell’ascolto della Parola: in ciò trovi il suo sostegno quotidiano ed il richiamo costante al senso della vita.

La Comunità viva il silenzio del povero di fronte all’Amore di Dio, specialmente nei momenti difficili.

L’unità attorno al Cristo diventi in questo modo visibile ed intensa.

Il confronto con la parola di Dio diventi un momento di verifica della vita dei fratelli ed essa penetri lentamente nell’esistenza di ognuno.

All’Eucarestia ci si prepari con impegno e la Domenica sia veramente il Giorno del Signore, del riposo, della lode, della festa.

UNIONE FRATERNA

I fratelli vivano intensamente nell’unione fraterna, nella comprensione e solidarietà reciproca. Facciano tutti partecipi di tutte le cose, prendano insieme le decisioni importanti e siano solleciti nell’attuarle.

La Comunità privilegi i lavori e gli impegni comuni, rispettosa e attenta alla creatività del singolo e alla sue capacità.

I fratelli crescano insieme, con un dialogo aperto e costruttivo, comprendendo e valorizzando le proprie diversità.

Ciascuno abbia cura degli altri e sia particolarmente attento alle difficoltà di ognuno; sia responsabile della Comunità, delle cose e dei problemi comuni.

L’amore regni concretamente nella Comunità e la gioia di vivere insieme sia ricercata come un bene prezioso.

PURIFICAZIONE

I fratelli riconoscano di essere creature imperfette ma chiamate alla perfezione, attraverso la conversione e la purificazione.

La purificazione sia una tensione continua del singolo e della Comunità per formare l’uomo nuovo e venga accolta come dono di Dio per mezzo del Suo Spirito.

Costante sia il confronto con l’Evangelo e con l’impegno preso nella Regola.

I fratelli si correggano vicendevolmente, con pazienza e dolcezza.

La penitenza sia un richiamo all’essenza del proprio essere e all’amore misericordioso di Dio che perdona gratuitamente.

LAVORO

I fratelli lavorino per mantenersi e per non pesare su nessuno, con entusiasmo ma senza affanno.

Il lavoro sia il modo concreto di comporre l’unità nelle Comunità e nella persona: nella gioia dei lavori comune e nella fusione delle proprie capacità manuali, intellettuali, spirituali, in armonia con la natura e tutte le creature.

La Comunità privilegi il lavoro agricolo ed artigianale, la produzione di beni e servizi utili e cerchi di essere un segno di un nuovo modello di sviluppo in cui l’uomo si realizzi nel lavoro e non nel denaro e sia libero da schiavitù e da condizionamenti economici.

SERVIZIO

I fratelli mettano la vita a servizio di tutti gli uomini, cominciando da quello reciproco.

Ricordino sempre che questo è il secondo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”.

L’annuncio del Vangelo sia un momento di servizio agli uomini.

Attiva sia l’attenzione ai poveri, ai sofferenti, agli oppressi, a tutti coloro che Gesù chiama beati, perché Dio è in loro.

I fratelli siano attenti ai problemi del proprio tempo, pronti ad accogliere l’appello di chi è nel bisogno, facendosi carico delle sue esigenze. Coraggioso e costante sia quindi l’impegno nel dare voce a chi è oppresso e a lottare per modificare strutture ingiuste.

La Comunità sperimenti concretamente una umanità nuova, in tutti gli aspetti della vita, coerentemente ai principi evangelici calati nella propria realtà storica. Sia questo l’impegno per costruire un frammento del regno che sia visibile segno di speranza.

La Comunità ricerchi e moltiplichi le occasioni di confronto, di crescita e di impegno comune con la gente con cui vive, per arrivare ad una coscienza critica della realtà e ad una partecipazione attiva alla propria storia.

La Comunità si confronti e collabori con tutti coloro che, in modi diversi e con diverse motivazioni, sono tesi al miglioramento della società.

ACCOGLIENZA

La Comunità sia aperta all’accoglienza di tutti i fratelli, perché‚ l’ospite è un dono di Dio.

 L’ospitalità sia occasione di servizio verso chi è nel bisogno, con attenzione e disponibilità; un momento di crescita nell’ascolto e nel dialogo.

NONVIOLENZA

I fratelli rispettino la vita dell’uomo anche nelle circostanze più difficili, perché l’uomo è immagine di Dio.

Questo richiede una attenzione continua per non usare violenza che causi sofferenza e morte.

I fratelli siano tesi anche al rispetto meravigliato e misericordioso per tutto ciò che vive.

I membri della Comunità siano pronti ad amare i nemici e ad educarsi ad uno stile di vita nonviolento, nella pazienza, nella mitezza, nel coraggio e nel perdono.

Lottino con la forza dell’Amore e della Verità contro il male, disponibili ad offrire anche la propria vita, operando per la conversione delle persone e la rivoluzione delle strutture.

Ricerchino mezzi compatibili con i fini nella risoluzione dei conflitti.

VERITA’

I fratelli siano assidui ricercatori della Verità, nel rinnovamento continuo del pensiero e dell’azione.

Riconoscano che in ogni uomo c’è una parte di Verità, un soffio di Spirito e per questo siano aperti al dialogo, senza fanatismi ma tolleranti e rispettosi verso tutti.

Dicano la verità con coraggio quando occorre e sappiano tacere quando lo impone la carità e il rispetto dell’altro.

Ricordino che la pienezza della Verità è Gesù Cristo Risorto.

Questa regola ci sia di sostegno nella debolezza e nello smarrimento e ci aiuti nell’adempimento della nostra vocazione.

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