Tropicana: sotto un vulcano che sta per esplodere

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di Francesca Radaelli
Intervista con Irene Lamponi, autrice della commedia in scena al Teatro Binario 7 di Monza.

“Ma che strano sogno/di un vulcano e una città/gente che ballava sopra un’isola…”

Ve la ricordate? “Bevila perché è tropicana, yeah!” 

Proprio da questa canzone degli anni Ottanta prende il titolo la nuova e divertente commedia in scena il 5 e 6 novembre. Tropicana si presenta come uno spettacolo che vuole parlare ai giovani e agli adulti, che mette in scena conflitti, comici ed esilaranti, ma che alla fine propone un ‘antidoto’ alla differenza generazionale. È scritto da Irene Lamponi, prodotto dalla Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, per la regia di Andrea Collavino, le scene di Ruben Esposito, e vede la partecipazione come attori di Elena Callegari, Cristina Cavalli, Irene Lamponi e Marco Rizzo. In questa intervista l’attrice e drammaturga Irene Lamponi ci racconta come è nato lo spettacolo. E anche perché si intitola così.

Come nasce questo spettacolo?

Ho iniziato a scrivere questa commedia circa due anni fa, mentre frequentavo il laboratorio di drammaturgia tenuto da Fausto Paravidino presso il teatro Valle Occupato di Roma. Il laboratorio, intitolato ‘Crisi’, spingeva gli autori a scrivere i propri testi non chiusi nella propria stanzetta, ma in un confronto continuo con la messa in scena e gli attori. È stata un’esperienza da cui sono usciti molti altri testi oltre al mio, un laboratorio che ha creato dei veri e propri drammaturghi. E che ha spinto me a scrivere finalmente questa storia, convincendomi che era arrivato il tempo di indagare su alcune situazioni che avevo vissuto nel passato.
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È una storia autobiografica quindi?

Nasce da un’esperienza autobiografica, anche se trasfigurata nel testo e nella messa in scena, ad opera del regista Andrea Collavino. C’è stato un bellissimo lavoro di equipe che ha trasformato e nobilitato il testo originario, aggiungendo – attraverso una serie di scelte registiche – alla mia scrittura, fondamentalmente classica, un altro piano di lettura, che definirei ‘simbolico’. Io stessa interpreto la protagonista, Nina, una ragazza adolescente che vive un rapporto assai conflittuale con la madre, dopo che il padre se ne è andato, abbandonandole entrambe. Una ragazza che deve fare l’adulta in un mondo di adulti immaturi e che vive la casa materna come una specie di nido-prigione, salvo poi alla fine scoprire che è possibile trovare un nuovo equilibrio, anche senza bisogno di fuggire. Il tutto passa attraverso una serie di scene esilaranti e molto divertenti.

Perché la commedia si intitola Tropicana? Qual è il ruolo della canzone del Gruppo Italiano?

Per tutto lo spettacolo Nina cerca di imparare questa canzone, esercitandosi con la chitarra nella sua cameretta. È una canzone di cui io stessa ricordavo solo il motivetto del ritornello, quello che rimane maggiormente in mente. Poi l’ho ascoltata bene e mi sono resa conto che in realtà parla di una situazione molto simile a quella che racconto nello spettacolo: persone che fanno festa sulla spiaggia mentre alle loro spalle un vulcano sta per esplodere. Nello stesso modo, anche nello spettacolo viene rappresentata una situazione che sembra sempre sul punto di esplodere. I personaggi si muovono come elefanti dentro una cristalleria, rischiando di provocare danni enormi con i loro gesti goffi, inconsapevoli di trovarsi sotto una specie di vulcano che sta per esplodere. Con effetti estremamente comici, naturalmente.

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Questo è uno dei primi spettacoli che hai scritto come autrice, come sei riuscita a portarlo in scena?

Sicuramente per un’autrice non troppo conosciuta non è mai facile trovare le risorse, ma alla fine ce l’abbiamo fatta, anche grazie al regista Andrea Collavino che ha creduto molto nel progetto. Ho bussato a molte porte, e alla fine ho ottenuto la disponibilità del Teatro della Tosse di Genova, la città in cui vivo, a produrre lo spettacolo. Abbiamo debuttato agli inizi di ottobre proprio a Genova ottenendo un buon successo: anche grazie al passaparola tutti gli spettacoli genovesi hanno richiamato tantissimi spettatori e sono stati molto apprezzati dal pubblico. Insomma, è un progetto partito dal basso ma che è partito molto bene, ottenendo risultati sopra le aspettative. E speriamo di continuare così.

E allora: tutti invitati a vedere lo spettacolo al Teatro Binario 7. Sarà in scena sabato 5 novembre alle ore 21 e domenica 6 novembre alle ore 16 e alle ore 21.

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