di Roberto Dominici
Ogni giorno in Italia si scoprono circa 1.000 nuovi casi di cancro. Le cifre diffuse dall’Associazione italiana registri tumori, fotografano una malattia socialmente importante, ma anche i notevoli miglioramenti avvenuti nel tempo grazie alla ricerca. Si stima che nel nostro paese vi siano nel corso dell’anno più di 365.000 nuove diagnosi di tumore (esclusi i tumori della pelle, per i quali è prevista una classificazione a parte a causa della difficoltà di distinguere appieno le forme più o meno aggressive), circa 189.600 (52%) fra gli uomini e circa 176.200 (48%) fra le donne, sono questi i dati relativi al 2016.
Negli ultimi anni sono complessivamente migliorate le percentuali di guarigione: il 63% delle donne e il 57% degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Merito soprattutto della maggiore adesione alle campagne di screening, che consentono di individuare la malattia in uno stadio iniziale, e della maggiore efficacia delle terapie. Molti tumori potrebbero, infatti, essere prevenuti o diagnosticati in tempo se tutti adottassero stili di vita corretti e aderissero ai protocolli di screening e diagnosi precoce.
Nel corso della vita circa un uomo su 2 e una donna su 3 si ammaleranno di tumore. Considerando l’intera popolazione, escludendo i carcinomi della cute, il tumore in assoluto più frequente è quello della mammella (14%), seguito dal tumore del colon retto (13%), del polmone (11%) e della prostata (10%). Esclusi i carcinomi della cute, i cinque tumori più frequentemente diagnosticati fra gli uomini sono il tumore della prostata (19%), il tumore del polmone (15%), il tumore del colon-retto (13%), il tumore della vescica (11%) e quello dello stomaco (4%); e tra le donne, il tumore della mammella (30%), il tumore del colon-retto (13%), il tumore del polmone (6%), il tumore della tiroide (5%) e quello del corpo dell’utero (5%). L’incidenza dei tumori è stabile fra gli uomini e le donne, il contemporaneo invecchiamento della popolazione aumenta consistentemente il numero di nuove diagnosi.
Ci sono ancora differenze in termini di frequenza di tumori nel nostro Paese ma i livelli inferiori del Sud stanno gradualmente allineandosi a quelli del Centro-Nord. Per quanto riguarda la mortalità i decessi dovuti a tumori maligni sono stati, nel 2013, secondo l’ISTAT, 168.137 (94.445 fra gli uomini e 73.692fra le donne). La mortalità per tumore è in riduzione in entrambi i sessi, ma l’invecchiamento della popolazione nasconde l’entità di questo fenomeno. Anche i bambini e i ragazzi tra 0 e 19 anni che muoiono di tumore sono sempre meno: i decessi sono circa un terzo di quelli registrati nei primi anni Settanta.
La sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore è uno dei principali indicatori che permette di valutare la gravità della malattia sulla base di studi epidemiologici e l’efficacia del sistema sanitario (si calcola quanto sopravvivono in media le persone che sono affette da un cancro con determinate caratteristiche al momento della diagnosi). La sopravvivenza è fortemente influenzata da due strumenti: la diagnosi precoce e la terapia. Nel primo caso, grazie ai programmi di screening per il tumore della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, si ha una maggiore probabilità di essere efficacemente curati. Una parte rilevante nell’incremento della sopravvivenza è dovuto agli sviluppi delle terapie oncologica (ad esempio la recente introduzione di farmaci a bersaglio molecolare). La sopravvivenza “libera da malattia” a cinque anni dalla diagnosi è un indicatore ampiamente entrato nell’uso comune. Per questa ragione, durante i cinque anni successivi alla diagnosi e alla cura gli esami di controllo saranno piuttosto ravvicinati, mentre in genere, passato il primo lustro, si tenderà a distanziarli sempre più.
In Italia, la sopravvivenza media a cinque anni dalla diagnosi di un tumore maligno è, come accennato prima, del 57% fra gli uomini e del 63% fra le donne.
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La sopravvivenza è aumentata nel corso del tempo e cambia, migliorando, man mano che ci si allontana dal momento della diagnosi.
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È particolarmente elevata la sopravvivenza dopo un quinquennio in tumori frequenti come quello del seno (87%) e della prostata (91%).
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Il cancro è ancora la seconda causa di morte (il 30% di tutti i decessi) dopo le malattie cardiovascolari, ma chi sopravvive cinque anni dalla diagnosi ha, per alcuni tumori (testicolo, corpo dell’utero, ma anche melanoma, linfomi di Hodgkin e in misura minore colon-retto), prospettive di sopravvivenza vicine a quelle della popolazione che non ha mai avuto una neoplasia.
- In Italia i valori di sopravvivenza sono sostanzialmente in linea con quelli dei Paesi nordeuropei; per molte sedi tumorali questi valori sono anzi superiori alla media europea.