di Elena Borravicchio
Nel nostro immaginario la parola “eremo” evoca la pace delle terre del Poverello di Assisi, il misticismo di luoghi isolati, in cui i frati del passato si ritiravano in preghiera e contemplazione del Creato.
Ma anche nel centro di una città può sorgere un eremo, quando la sapienza e la pazienza di alcuni trovano l’ingegnoso modo di offrire alla collettività un luogo silenzioso e raccolto, da fruire secondo le esigenze del proprio spirito. Pare fantasia e invece è realtà.
Lo dobbiamo ai Padri Barnabiti del convento del Carrobiolo di Monza che hanno compiuto con perizia un lavoro di recupero di alcuni ambienti dell’antica cantina del convento. Con questo recupero hanno creato due ampie sale per incontri e riunioni, una sala da pranzo, una piccola cucina, una bellissima cappella per la contemplazione della Parola e ristrutturato l’antico pozzo con il locale annesso, dedicato al lavaggio di bottiglie e contenitori in vetro, di cui si è conservata la struttura in legno che li conteneva capovolti, per lo scolo dell’acqua. Tutto quanto solo con la forza delle braccia, l’uso di materiali di recupero e pochi donativi.
“Il nostro sogno era donare alla città un posto nel quale, chi lo desidera, possa venire a raccogliersi in silenzio per una giornata, senza chiedere niente a nessuno. Basta fare una telefonata” spiega padre Davide Brasca, Superiore della comunità e ideatore del progetto.
“La cappella si trova curiosamente tra due ambienti, nonostante abbia due file di finestre con tanto di inferriate (e bellissimi vetri colorati originari, ndr), cosa che fa supporre che si tratti di un ambiente più antico, che alcuni secoli fa affacciava sull’esterno.”
“Lo abbiamo chiamato eremo perché è isolato acusticamente – prosegue Padre Brasca- la cappella soprattutto. Vi posso garantire che lo è davvero: ho fatto la prova! Quando c’erano delle persone, io sono andato di sopra, in convento, ho finto di litigare con qualcuno, ho urlato parecchio ma sotto non hanno sentito nulla, conclude scherzosamente”.
La cappella, cuore dell’eremo, sia fisicamente, per la sua posizione, che idealmente, presenta due lunghe file di panche addossate alle pareti e due file di lampade, che pendono dal soffitto a botte a intervalli regolari, creando la suggestione di un coro, secondo l’ispirazione di padre Roberto, un altro padre della comunità. Prossimamente verranno collocati anche dei tavoli davanti a ciascuna panca, per lo studio e la contemplazione individuale della Sacra Scrittura. “Il prossimo passo sarà creare una zona per poter ospitare per la notte” aggiunge padre Brasca. Un piccolo grande sogno di accoglienza e spiritualità divenuto realtà.