di Luigi Picheca
Mentre l’Europa continua a litigare sulla spartizione dei migranti e mentre si erigono muri in vari Paesi dell’Unione Europea per evitare che questi esseri umani cerchino rifugio in quei Paesi, devo fare una riflessione sui tanti luoghi, come quello in cui vivo io, che traggono beneficio dagli immigrati.
La realtà in cui vivo è infatti un esempio di perfetta integrazione e di collaborazione tra persone che provengono da tanti Paesi diversi e che svolgono un lavoro regolare che si rende utile a tutti noi. Non è certo il risultato di una invasione come quella cui stiamo assistendo ora questa buona integrazione e non è nemmeno il risultato di un’accoglienza forzata e gestita malissimo ma è il risultato di una progressiva e utile collaborazione tra stati che hanno potuto stabilire quote di persone disposte a svolgere lavori di pubblica utilità, quei lavori che fino a qualche anno fa noi italiani preferivamo non prendere in considerazione.
È facile accorgersi di quanti lavoratori stranieri prestino la loro opera nel campo dell’assistenza sanitaria, basta guardarsi intorno quando ci si reca in ospedale o nelle numerose case di cura per anziani o per disabili per rendersi conto di quante mansioni vengano affidate loro per migliorare la qualità della vita a noi e ai nostri cari.
Sono milioni ormai gli stranieri ben integrati in Italia, persone regolari che contribuiscono al benessere del Paese e che pagano le tasse come ognuno di noi.
Nella Residenza in cui vivo io, insieme a molti altri malati, ho imparato a conoscere persone di varia origine e, non mi vergogno a dirlo, ho imparato ad apprezzare il loro lavoro, la loro umanità e la loro grande disponibilità.
Facevo parte della schiera di chi non badava troppo gli stranieri ma ho capito ben presto che mi sbagliavo, che il mio atteggiamento era frutto di ignoranza, quella ignoranza che vedo ancora stampata sul volto di tanti miei connazionali.
Purtroppo il nostro governo non ci aiuta molto verso questa apertura, l’accoglienza dei migranti non è ben organizzata così come la suddivisione e l’integrazione sul territorio. Si possono scegliere modi migliori di agire!
Ho conosciuto e continuo a conoscere tanti stranieri che operano nella struttura in cui vivo e siamo diventati amici. La loro mentalità è aperta e mi raccontano la loro vita e la loro cultura. Conoscendoli ho abbattuto il muro della diffidenza e ho imparato anche che i musulmani non sono quelli che ammazzano e che tagliano le teste alla gente.
La conoscenza fa parte del cammino evolutivo di ciascuno di noi e lo scambio culturale favorisce questa evoluzione verso un mondo migliore. Mia figlia, che è andata a vivere in Australia pochi anni fa, mi confida che i nuovi amici, provenienti da Paesi lontani, sentono fortemente la mancanza del loro paese, delle abitudini e delle tradizioni.
Mi piacerebbe invitare il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e ringraziarlo per quanto ha saputo fare per noi malati ma anche mostrargli un esempio di struttura che rappresenta un piccolo angolo di mondo, modello di integrazione e funzionalità.
Ringrazio gli Operatori Sanitari, sia italiani sia stranieri, per la loro instancabile presenza e il loro affetto incondizionato che, a discapito delle loro famiglie, ci rende migliore la vita.
Luigi Picheca