di Alfredo Somoza
Si chiama PASO, cioè “primarie aperte, simultanee e obbligatorie”, l’unico strumento al mondo istituito per legge da uno Stato per validare le candidature alle elezioni politiche e amministrative. Le primarie aperte, simultanee e obbligatorie nascono in Argentina nel 2009 per iniziativa dell’allora presidente Néstor Kirchner e rimangono l’unico esempio di “primarie per legge” effettivamente attuato, oggetto di interesse e di studio a livello internazionale. Il meccanismo è così semplice ed efficace da spazzare via qualsiasi altra ipotesi.
Circa due mesi prima dell’elezione del presidente della Repubblica, del Parlamento o dei governatori, le varie forze politiche formalizzano una o più candidature per la carica. In una data prestabilita, negli stessi seggi dove si vota e con l’imprimatur dello Stato tutti i cittadini abilitati al voto possono dare le propria preferenza a un candidato e alla lista collegata. Le forze politiche che non superano la soglia dell’1,5% non potranno presentarsi alle elezioni, mentre il candidato più votato di ciascuna forza politica, con il tipico meccanismo delle primarie, diventa automaticamente il candidato ufficiale di quella forza.
Due sono le differenze rispetto alle primarie che conosciamo in Italia, che nelle ultime tornate hanno mostrato serissime falle sotto il profilo del rispetto delle regole. La prima è che lo Stato garantisce la trasparenza dell’operazione e rende “ufficiale” il risultato; la seconda è che, essendo obbligatorie per tutte le forze politiche e tenendosi nello stesso giorno, è impossibile che l’elettore di centrodestra possa votare per un candidato del centrosinistra (o viceversa) per influenzare la scelta dello schieramento opposto: infatti, potendo esprimere un solo voto, se così facesse non potrebbe dare la preferenza al candidato preferito espresso dal suo schieramento. Un altro effetto positivo di questo meccanismo è che la stessa composizione delle liste per le primarie favorisce alleanze preventive che saranno rodate per mesi prima del momento del voto.
L’esito del voto, tra l’altro, può essere intuito con molta più precisione rispetto ai sondaggi. Se si sommano i risultati ottenuti dai diversi candidati di una singola forza politica alle primarie, si avrà una grande approssimazione rispetto a quello che sarà il risultato vero. La prima volta che infatti fu attuato questo meccanismo, nelle presidenziali del 2011, la candidata Cristina Kirchner, che alle primarie ottenne il 50,4%, venne eletta con il 54% nelle elezioni tenutesi due mesi dopo. Domenica 9 si terranno le Paso per le presidenziali di ottobre.
In sostanza, con le PASO la legittimazione dei candidati alle massime cariche dello Stato è stata in buona parte sottratta ai partiti e “passata” ai cittadini. E senza via di fuga, visto che si tratta di un meccanismo istituzionale valido per tutti. Una piccola lezione da un Paese che ha subito disastri politici ed economici di varia natura nell’ultimo mezzo secolo, ma dal quale ogni tanto arrivano anche modelli partecipativi all’avanguardia, che si farebbe bene a riprodurre anche altrove.
Alfredo Somoza