Unbelievable … ovvero Damien Hirst a Venezia

di Daniela Annaro

La verità giace da qualche parte tra le bugie e il vero“. Una gigantesca messa in scena, uno spettacolo tra mitologia e miti del presente, un affascinante gioco di citazioni tra arte classica e artisti contemporanei.

La frase ” La verità… e il vero” si trova sopra  la soglia di Punta della Dogana, a Venezia,  uno dei due palazzi della Fondazione François Pinault (gruppo mondiale di marchi del lusso).

E’ qui che inizia la mega mostra  di Damien Hirst, artista  o osannato o deprecato dell’arte contemporanea, il ragazzaccio di Bristol (1965) che ha messo sempre al centro del proprio lavoro la provocazione, la contestazione irriverente e caustica, carica di humour nero. Si pensi agli animali imbalsamati e messi in formaldeide o ai teschi tempestati di diamanti.  In questi ultimi dieci anni, oltre ad aver aggirato il mercato e i mercanti – lui stesso ha battuto all’asta le sue opere, sorprendendo tutti, ha elaborato questo incredibile progetto artistico: TREASURES FROM THE WRECK OF THE UNBELIEVABLE. DAMIEN HIRST.  (Tesori dal naufragio dell’incredibile).

Nei cinquemila metri quadrati tra Punta della Dogana  e Palazzo Grassi, si snoda il  maestoso progetto hirstiano; teste mozzate di meduse, cerberi, unicorni, busti greci di dee, virago  contro  con mostri marini  a forma di serpente, guerrieri immortalati in pieno combattimento, magnifici gioielli di foggia romana, minoica, greca, egizia. Colossi alti 18 metri e più.


E poi, caso mai avessimo abboccato …. anche Topolino e Pluto ricoperti di conchiglie e coralli.  Il ragazzaccio di Bristol vuole raccontarci una bellissima storia: il naufragio del liberto di Antiochia, Cif Amotan II, vissuto, nella mente di Hirst, tra la metà del I secolo e l’inizio del II secolo d.C.

L’ex schiavo accumula un’immensa fortuna e colleziona oggetti, statue, provenienti da tutto il mondo. Carica questo  tesoro sulla gigantesca nave Apistos – in antico dialetto greco vuol dire incredibile -, ma l’imbarcazione affonda e rimane per duemila anni nell’Oceano Indiano. Nel 2008 viene ritrovato, come documentano le riprese sottomarine della mostra (filmati bellissimi !).  Nella guida della mostra leggiamo:

Alcune delle sculture sono esposte prima di aver subito qualsiasi intervento di restauro, coperte da pesanti incrostazioni di corallo e altre concentrazioni marine che talvolta ne rendono la forma praticamente irriconoscibile. In mostra sono esposte anche serie di copie museali contemporanee degli oggetti ritrovati…

Vero  o falso? E’ assolutamente irrilevante. La storia è affascinante, la mostra altrettanto , soprattutto per il pubblico. E’ costata migliaia e migliaia, forse milioni, di euro e soprattutto quel discolo di Damien è riuscito ad attirare l’attenzione su di se’ a livello planetario.  Contenti tutti? Ovviamente no. Tutti ne parlano, ma le opinioni tra  i critici sono molto contrastanti: c’è chi esulta e dice che Hirst è un artista che sa rilanciarsi dopo i recenti flop e chi denuncia l’opulenza e la volgarità del progetto (la quantità di oro, pietre preziose, marmi pregiati è a piene mani), senza poi contare alcune citazioni  (qualcuno dice plagi) di altri artisti come Jeff Koons  o Banksy, ma a questo punto anche di  Michelangelo Buonarroti. Valutate voi.

http://www.palazzograssi.it/it/

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