di Francesco Mazzali
Sono ancora nella fase dell’innamoramento neofitico di Monza per la sua storia e genti passate, per le sue genti presenti e le sue specifiche identità caratteriali culturali, per la geografia e il suo clima gradevole, per l’abbondanza dei suoi cedri secolari sia Deodara, che Atlantica Glauca, che del Libano, per il suo meraviglioso parco più grande d’Europa, per la sua Villa a carattere squisitamente europeo, in quanto nata Imperiale, traccia di quel Sacro Romano Impero Germanico (o impero Romano d’Occidente, che da Costantino arrivò sino all’altro ieri e che, per imposizione napoleonica venne mutato in Impero Austro-Ungarico comprensivo di Lombardo-Veneto). Per le settecento stanze che potrebbero virtualmente intendersi ognuna come sede di una start-up giovane per altrettanti aspiranti (o gruppi di aspiranti) imprenditori.
E poi ancora, last but not least, ci piace Monza per la bella e saggia Teodolinda “La Regina più amata dai Monzesi”. Figura anche a me tanto gradita, da immaginarla, in giocosa finzione di manipolazione storico-narrativa, ex post, elevata al rango di Imperatrice non solo dei monzesi, ma d’Italia e di Europa.
Anticipando quindi il riconoscimento dato a Carlo Magno qualche secolo dopo. E sperando non si offendano i turchi di Costantinopoli.
Teodolinda Imperatrice, icona sacra e tanto beneamata da considerarsi rasente la santità per la sua saggezza politico-amministrativa. Icona luminosa , per la sua intelligenza e buonsenso a cui mi pare e piace trovar traccia significativa nel buonsenso consapevole, responsabile e moderno di tutte le signore e signorine di Monza XXI secolo.
Quella modestia e buonsenso cui basta l’appellativo di “sciura” per sentirsi regine. Insomma, dopo averla elevata a imperatrice, riportiamo la Teodolinda tra le sciure di oggi, si da poter cercare quegli occhi e quel volto nelle vie e piazze di oggi, nei chioschi, nei mercati, nei parchi, nei vari teatri di oggi.
Ma Monza è quella che da borgo romano Modicia e poi Modoetia già esprimeva il desiderio di democrazia e di giusto rispetto da parte dei poteri centrali, o necessaria autonomia secondo le esigenze che per ogni aspetto potevano esprimere i 150 maggiori cittadini responsabili della Polis, riuniti nell’Arengario, e per questo altro simbolo importante della città.
Così come lo è l’imponente monumento di piazza Trento e Trieste di rara preziosa grandezza. Oppure altrettanto significativa per gli eventi cruciali capitati a Monza ma con importanti riflessi nella storia italiana, è la meno celebrata grande Colonna con sottostante Cappella Espiatoria .
E poi la Corona Ferrea e gli imperatori qui incoronati, e donne famose e donne illustri, come la Regina Margherita e Marianna De Leyva, e … la Monaca di Monza… (e voglio rileggermi il Manzoni ed il Parini come maestri di vita, solo vagamente percepiti nella loro importanza sui libri di scuola, in quegli anni di nullo vissuto alle spalle ).
E dunque un primo progetto di fertile provocazione antropologica culturale, potrebbe essere un dibattito sul senso e sulla possibile ridefinizione della “sciura” Teodolinda quale Imperatrice, e della Villa con parco come “Villa Reale ed Imperiale”.
Panta Rei, tutto cambia, e a velocità esponenzialmente crescente, nella storia della civiltà umana. Senza sminuire l’importanza del Rinascimento e senza nulla togliere ai Savoia, a Cavour, Mazzini, Garibaldi,… a tutti i sostenitori ed eroi del Risorgimento, e agli inglesi, senza i quali l’Italia non sarebbe mai diventata una nazione unita. E dunque sfumando sul problema antico e complesso e lungo e “forse non ancora completato” del “fare gli Italiani” cioè del creare una identità italiana omogenea e condivisa, potremmo e, imho, dovremmo, concentrarci sulla dimensione più grande e più attuale e più urgente, che è I ‘Identità Europea!
Questo è il senso della mia proposta che forse impropriamente definisco di provocazione culturale. Nel momento che riaffrontiamo il modo di guardare e definire il patrimonio archeo-storico artistico che sì abbondante sta in Monza come in tutta Italia, e lo definiamo frutto della creatività e della operosità di tutti gli europei, non solo aumentiamo il nostro senso di ricchezza, ma ci sentiamo in dovere, in obbligo di renderne coinvolti, corresponsabili e compartecipi sia nella fruizione che nella gestione del nostro patrimonio artistico, tutta l’Europa . Quell’Europa che è cresciuta forse troppo velocemente sino agli attuali trenta paesi, ma che come culla della civiltà Occidentale non si è mai spenta, e che comunque ha iniziato la sua rinascita già sessant’anni orsono, che per la vita di un individuo sono tantissimi ma pochi per dei popoli.
Ora inizio lanciando la provocazione e sollevando il problema. Mi piacerebbe anche andare oltre, ma vorrei conoscere cosa ne pensano i responsabili politici e amministrativi della comunità Monza e Brianza. Poi seguiranno, se scatta l’auspicabile feeling di sinergie, altri progetti connessi in qualche modo a questo spirito in dimensione monzese, poi lombarda, poi italiana-europea. E infine mondiale.
Che titoli ho per fare tali provocazioni ? Nessuno, forse. Ma forse il vantaggio di chi, venendo da fuori, da altro contesto geoculturale, vede con occhi sgombri in immediata istintiva percezione quelle pur sottili differenze. Quella particolarità che ai residenti sfugge, rientrando nella definizione di “normalità quotidiana”, natura e routine scontata. Troppo vicina agli occhi per essere vista e compresa.