di Giacomo Laviosa
Hillary Clinton, forte della sua esperienza di First lady prima e Segretario di Stato poi, sembra avere un vantaggio strutturale in vista del voto finale. Perché le donne sono una maggioranza dell’elettorato e Trump non ha fatto nulla per raccoglierne i consensi; perché cresce il peso degli elettori ispanici anche in alcuni stati in bilico; perché il numero di grandi elettori garantiti dagli stati solidamente democratici è maggiore di quello degli stati appannaggio dei repubblicani.
Il problema può essere proprio la Clinton e quello che rappresenta. Perché il clima odierno, egemonizzato da un discorso anti-politico e populista, sembra essere il meno propizio possibile per una rappresentante dell’establishment come lei. La sfida cruciale sarà quella di confrontarsi con l’acutizzazione di una frattura interna che Trump ha usato e alimentato.
Laddove vincesse la Clinton, facile prevedere una sorta di terzo mandato obamiano, soprattutto sulle questioni economiche. Anche la politica estera non subirà grosse inversioni di tendenza, seppur con qualche sfumatura.
Rispetto a Obama Hillary Clinton potrebbe sostenere un maggior interventismo americano in alcuni fronti delicati, rimettendo una leadership americana forte al centro degli equilibri mondiali. In parole povere: meno multilateralismo. Proseguirebbe il riposizionamento americano nel Pacifico con una posizione meno accondiscendente verso la Cina. Verrà mantenuta un’attenzione particolare alle situazioni di crisi che potrebbero coinvolgere l’interesse Usa, come la crisi in Medio Oriente e l’immigrazione dal Nord Africa verso l’Europa.
Sostenitrice della globalizzazione a fronte del nazionalismo al limite dell’isolazionismo sbandierato dal suo rivale, Hillary Clinton proporrà il rilancio di accordi economici e geopolitici come il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip).
Se verrà investita della più alta carica del più potente Paese del mondo, sarà un evento storico. Forse più formale che sostanziale visto che la preparazione e competenza delle donne in ruoli di altissima responsabilità è un fatto ormai consolidato. E poi Hillary porta spesso i pantaloni.