Via alle Olimpiadi e che lo sport trionfi

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di Luigi Losa

Le ragazze del calcio sono già scese in campo l’altro ieri, mentre i giovani calciatori di belle speranze (nel Brasile c’è un certo Neymar, asso del Barcellona) l’hanno fatto ieri.

La cerimonia inaugurale è in programma nella serata di oggi venerdì, poi sarà una sarabanda di gare di tutti i tipi.

In Brasile, dove il ‘miracolo economico’ è nel frattempo tramontato, si aprono le Olimpiadi, edizione numero 31 dei giochi moderni. Due anni fa vi si tennero i mondiali di calcio e per i brasiliani furono una cocente delusione con la batosta del 7 a 1 in semifinale ad opera della Germania che poi avrebbe vinto il titolo.

Le Olimpiadi sono, dovrebbero essere, il trionfo dello sport come competizione pacifica, rispettosa e nel segno del merito. Vi saranno impegnati oltre 10mila atleti provenienti da 207 Paesi: 28 gli sport, 42 le discipline. Si andrà avanti sono al 21 di agosto, poco più di due settimane piene di appuntamenti, giorno e notte a motivo dei fusi orari, e si potrà vedere tutto e solo sulla Rai (tre canali, Raidue, Raisport 1 e Raisport 2 oltre a app e social e compagnia bella).

Per chi ama lo sport una vera pacchia anche se a cavallo di Ferragosto con le vacanze magari bloccate e sacrosante con la famiglia.

Atletica e nuoto (tuffi compresi) la faranno da padroni, una volta tanto, rispetto all’onnipotente, onnipresente calcio, ma anche volley, basket, pallanuoto avranno la loro bella rivincita dei riflettori accesi sui giochi di squadra.

banner-1512645__180Poi come sempre riscopriremo il tiro con l’arco e la lotta libera o greco-romana, il badminton e la canoa, la scherma e la ginnastica artistica e ritmica, insomma tanti sport di cui non sentiamo, non leggiamo, non vediamo alcunché, salvo particolari eventi, per quattro anni.

E fremeremo e tiferemo per italiani in gara nelle diverse discipline e competizioni (saranno più di 300) e quando vinceranno qualche medaglia esulteremo e se sarà d’oro ci emozioneremo e magari commuoveremo nel sentire risuonare l’inno di Mameli.

Certo sullo sfondo c’è il tema del doping e la paura del terrorismo (che non ha certo risparmiato le Olimpiadi, basti ricordare Monaco 1972) le crisi varie, economiche e politiche, la miseria delle favelas alle porte di Rio de Janeiro.

Ci sono le incongruenze di sport come il tennis e/o il golf snobbati da parecchi dei campioni che guadagnano di più nei tornei, c’è l’ipocrisia di fondo di un dilettantismo che non esiste più da nessuna parte se non forse nelle squadre di qualche nazione dei Paesi più poveri così come il famoso motto ‘l’importante non è vincere ma partecipare’.

Però, però in questo mondo così sottosopra e scombiccherato, in un’estate che, soprattutto nel mese di luglio, è stata un vero ‘calvario’, le Olimpiadi, magari, sono capaci di regalarci un po’ di serenità, qualche bella storia, una parvenza di avventura umana nel senso di gente che si mette a confronto anzitutto con se stessa e con i propri limiti e poi con gli altri.

Teniamoci stretta questa speranza e sprofondiamoci di nuovo (dopo la maratona degli europei di calcio) sul divano, pronti a far festa al primo italiano che conquisterà per la cronaca e la storia la medaglia, d’oro, numero 200, a cui seguirà sicuramente la numero 201, 202, 203… e non mettiamo limiti.

 

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