Viaggio nell’arte: Pompei

di Ilaria Pullè

Pompei, ammirata e acclamata in tutto il mondo, ma non tutti hanno la possibilità di andare a visitarla. Oggi i nuovi mezzi di comunicazione e divulgazione ci offrono opportunità un tempo impensabili. Approfittiamone e caliamoci nel magico mistero delle ville pompeiane, tra rossi fiammeggianti e decori talvolta inusuali, ma talmente moderni da figurare orgogliosi, ancora oggi, anche sulle nostre pareti. Naturalmente con qualche accorgimento…

La contrapposizione tra antico e moderno, ed il conseguente, praticamente inevitabile contrasto, si perde nella notte dei tempi, evidentemente in una dimensione atavica della mente umana, comunque portata ad apprezzare, sovente rimpiangendo, quanto passato. Fortunatamente, sotto certi aspetti, con il benestare confermativo di una manzoniana memoria, passata ma non trascorsa, atta giustamente a riabilitare ed impreziosire.

Si racconta, riportato da Piero Adorno, che tali recriminazioni fossero già presenti nel I secolo d.C., con il rammarico di Plinio il Vecchio, il quale affermava come la pittura del suo tempo fosse morente e finita (sic!).

Il casus belli: la moda moderna di dipingere  tutte le pareti, a differenza del precedente limitarsi a dipinti di dimensioni più contenute: un raffronto che, purtroppo, oggi non è più possibile, data la perdita di tali opere cosiddette di cavalletto.

In compenso, essendoci rimaste in considerevole quantità, soprattutto grazie a Pompei – di cui si ricorda, in occasione di una sua visita in loco, la celebre frase di Wolfgang Goethe: ‘…Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanta gioia alla posterità…’ – le pitture murali, siamo in grado di usufruirne di una ampia conoscenza.

E pur se oggi non ci sofferma sulle classificazioni pittoriche, peraltro ormai superate in quanto tendenti ad ingabbiare inopportunamente una espressività alquanto più libera, resta la straordinaria possibilità di perseverare nell’ammirazione di gioielli incastonati in un contesto unico, mentre comunque permangono ampie distinzioni incentrate sulle varietà di decoro e stili.

In particolare il secondo stile, dell’architettura in prospettiva, mutuando scenografiche idee dagli ambienti romani ed ellenistici, delizia mente e sguardo attraverso un nuovo metodo ornamentale in grado di movimentare il consueto complesso di paramenti e fregi.

Prende vita in tal modo l’esigenza di costruire e ricostruire gustose finzioni trompe-l’oeil, che imitano edicole e colonne in realtà inesistenti, eppure suadenti nella propria mistificazione.

L’ingannevole travisamento di una sublime maestria in cui lo spazio rifiuta la costrizione, mutando percezione e sensibilità di committenti e avventori, improvvisamente accompagnati in quello spazio non più immobile ma in continuo divenire.

Fotografia dalla rivista Natural Style – giugno 2023, per l’articolo La natura sulle pareti, di Ilaria De Bartolomeis

Uno spazio che viene definito dilatato e, nonostante non incontrasse i favori di Plinio, quest’ultimo comprensibilmente critico verso una modernità ancora complessa da assimilare, destinato a diventare letteralmente di tendenza, beneficiando di una capillare diffusione soprattutto nel periodo a cavallo tra la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero.

E se i fregi pompeiani in stile Villa dei Misteri, dominati da quel rosso acceso tuttora simbolo di un antico, inarrivabile fasto, accolgono lo spettatore in una vera e propria rappresentazione teatrale condotta da una narrazione continua e inebriante, si tende successivamente a maturare un ulteriore stile, il terzo, in cui lo spazio propende verso una surreale invisibilità parietale, e le figure appaiono talmente moderne da suscitare la perplessità anche del progressista Petronio, arbiter elegantiae per antonomasia.

Un’arte in ogni caso destinata all’immortalità e confermata nella stessa: è del 2023, il progetto Nuova Pompei, nato dalla collaborazione tra le sorelle Chiara e Anna Enrico, di Misha Wallcoverings, atelier milanese specializzato in raffinati rivestimenti per pareti in seta dipinta o ricamata, e il designer Vito Nesta, incentrato sull’interpretazione in chiave contemporanea di elementi senza tempo.

Una classicità moderna, particolarmente ispirata allo stile pittorico romano di età augustea, a sua volta ricollegabile a quello pompeiano.

Architetture Grottesche, questa la denominazione, in linea con proposte e dettagli di gusto pregevole, indiscutibilmente disposto a protrarsi nel tempo…

Fanciulla che coglie i fiori, I secolo d.C., pittura murale riportata su pannello, alt. cm 39, Napoli – Museo Nazionale (da Stabia). Immagine: Piero Adorno, L’arte italiana, volume I

 

 

 

 

 

 

 

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