Il villaggio nato sui mattoni

“Il villaggio nato sui mattoni”: Fornaci di Briosco. E’ proprio dalla presenza di fornaci per la cottura dei mattoni che prende il nome questo paese in Brianza.

Situato nell’odierna valle del Lambro, nasce nell’800 quando si comincia a sfruttare l’argilla presente sul territorio.

Qui si trovano sia depositi di argilla grigia di origine morenica, formatasi in era glaciale, che depositi di argilla rossa, grazie alla presenza di ossido di ferro derivato dal ritiro delle acque del Lambro.

Mattoni in cotto lombardo pronti per essere usati

La fornace artistica Riva è l’unica realtà ancora presente sul territorio, che continua la tradizione di lavorare in modo artigianale l’argilla, continuando a testimoniare la bellezza e l’autenticità di questo lavoro.

Corrado Riva taglia la “lasagna” e mostra le striature

Corrado Riva ci racconta con entusiasmo la storia di questa attività iniziata dal suo bisnonno Umberto nel 1910, fornaciaio addetto alla cottura, quando a 13 anni si metteva, con tutti gli altri ragazzini, in fila indiana e con la coppera infilava i coppi nel forno.

Il forno è chiuso da una porta fatta di mattoni e argilla

La tradizione della lavorazione del mattone in argilla va di pari passo alla tradizione contadina: prima dell’inizio dell’inverno si preparavano i cumuli di terra che rimaneva esposta alle intemperie e al gelo di tutta la stagione.

Il giovedì di Pasqua, come auspicio, venivano lavati i piedi ai lavoratori che poi avrebbero “pigiato” la terra. Venivano predisposte grandi buche in cui si aggiungeva la terra che veniva bagnata ogni giorno e “pigiata” in modo da risultare morbida e pronta per la lavorazione.

Nel terreno si preparava una buca che veniva riempita di argilla per la “pigiatura”

Anche l’impasto delle due argille prende il nome dalla tradizione contadina e viene chiamato  “medone lombardo”. Si prepara una cosiddetta lasagna composta da 15/16 strati di argilla: é in questa fase della lavorazione che viene decisa la direzione delle striature.

L’argilla viene predisposta come una lasagna per essere poi lavorata

Le mani di Corrado si muovono esperte e forti e tagliano, comprimono, rivoltano l’impasto perché ogni movimento va a determinare la produzione delle diverse tipologie di piastrelle.

Corrado lavora un pezzo di argilla per la preparazione dei mattoni

Per il cotto lombardo le striature sono parallele al lato lungo del mattone, per il cotto svizzero le striature sono parallele al lato corto, mentre per quello papale sono a spirale. Lo strato di argilla tagliato dalla lasagna viene quindi schiacciato o arrotolato come una “girella” per formare la striatura desiderata.

Esempi di piastrelle in cotto lombardo e in cotto papale

Fino a prima della guerra i mattoni si mettevano a seccare in serre a cielo aperto chiamate “ere”. Dopo la prima essicatura i mattoni venivano sistemati a “cavalet” e formavano il pignone pronti per la cottura a legna.

I forni funzionavano solo in estate e si chiudevano il 29 settembre, giorno di San Michele.

A Briosco funzionavano 5 fornaci che davano lavoro a gran parte della popolazione e che si dedicavano soprattutto alla produzione artigianale di laterizi, quali mattonelle, tegole e pianelle.

Con il secondo dopoguerra inizia il lento declino dell’attività delle fornaci, dovuto sia al venir meno della materia prima locale, sia alla crisi dell’edilizia, sia ancora all’affermarsi di aziende più moderne.

Macchina impastatrice

Il lavoro alla fornace Riva procede di padre in figlio: a Umberto succede Carlo che nei primi anni ’60 rileva l’attività dai vecchi proprietari. Grazie al professor Persico, insegnante all’Umanitaria di Milano, e a Augusto Rebattini la fornace diventa un luogo di artisti. Qui infatti si ritrovano molti scultori milanesi che diventano uno stimolo e un insegnamento anche per gli artisti locali, ma soprattutto si usa l’argilla anche per un impiego diverso da quello dei mattoni.

Una delle tante statue presenti alla fornace

Corrado cresce, vicino al padre Emilio, in questo ambiente ricco di stimoli e di creatività. Inizia a 11 anni a dare una mano nella fornace nel periodo estivo, poi conclusi gli studi di geometra, comincia a lavorare a tempo pieno portando avanti sia la parte legata alla produzione di mattonelle che quella più artistica.

Corrado prepara i mattoni con il calco in legno, che serviranno per una ristrutturazione di un edificio antico

Ha imparato i segreti del lavoro e affinato la tecnica, si è specializzato nella produzione di piastrelle in cotto lombardo, di varie forme e dimensioni. Ha fornito pavimenti e decori per il restauro di chiese ed edifici storici: la Madonna delle Grazie a Milano, Palazzo Barberini a Roma, la Villa Reale e il Campanile del Duomo di Monza (un restauro durato più di vent’anni che ha coinvolto tre generazioni di fornaciai), la Basilica di Agliate, Palazzo Corsini a Firenze ecc…

Mattonelle appena tolte dallo stampo in legno e pronte per l’essicatura

Poco è cambiato dell’antica lavorazione, Corrado prepara le mattonelle con gli appositi stampi pressandole manualmente una alla volta e le posiziona in righe regolari,  come fosse un pavimento.

Mattonelle poste come un pavimento per l’essicatura: vi rimarranno circa 15 giorni prima di passare alla cottura

Lì rimarranno circa 15 giorni per la prima essicatura, in modo che l’acqua evapori lentamente. Il forno ora è alimentato a metano e non più a legna ed è una grande stanza che viene riempita con tutto ciò che deve cuocere e poi chiusa con un muro di mattoni e argilla.

Il forno aperto con i mattoni pronti per la cottura: la temperatura è superiore ai 40 gradi.

Ci vogliono due giorni affinchè la temperatura all’interno raggiunga i 980 gradi, punto di fusione dell’ossido di ferro presente nell’argilla rossa. Corrado cura con estrema attenzione la cottura e nei due giorni in cui rimane acceso il forno non si allontana, tanto che la notte rimane a dormire lì accanto. Bisognerà poi attendere 13/15 giorni prima di abbattere il muro di chiusura del forno: l’argilla deve raffreddarsi lentamente. Tolta la porta, quello che appare è una vera e propria fornace, dove la temperatura è ancora al di sopra dei 40 gradi: una sauna naturale. Corrado suda letteralmente sette camicie a svuotare e riempire nuovamente il forno.  Il calore emanato riscalda anche tutto l’ambiente circostante e permette di completare l’essicatura finale dei vari pezzi.

Corrado posiziona i mattoni pronti per la cottura

Ogni angolo della fornace trasuda  storia e bellezza e racconta di un lavoro artigianale  portato avanti con fierezza e sapienza.

I mattoni stanno essicando sfruttando il calore emanato dal forno

Corrado è entusiasta del suo lavoro e cerca di mantenere viva la tradizione degli antichi fornaciai, facendo a mano ogni singola piastrella e garantendo un prodotto unico, naturale e di durata eterna.

Stampi utilizzati per la produzione di statue e mattoni di forme particolari

La fornace artistica Riva collabora con il “Museo in tasca” proponendo laboratori per i bambini delle scuole, così da permettere loro di conoscere e di sperimentare il “mestiere” dell’artista con attività coinvolgenti e ricche di fascino utilizzando gli attrezzi e i materiali propri di questa attività. (per informazioni: [email protected]).

Testi di Giovanna Monguzzi foto di Stefania Sangalli

 

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