di Daniela Annaro
Un padre, Giancarlo Vitali, un figlio, Velasco Vitali, entrambi pittori e un eclettico e famosissimo cineasta, regista e a sua volta pittore, Peter Greenway.
A questo trio dobbiamo aggiungere l’amore per un luogo, Bellano, ridente cittadina sulla sponda orientale del lago di Como (Quel ramo del lago di Como… come scriveva Manzoni). E, se ancora non fosse sufficiente, possiamo citare anche un altro grande lombardo: Giovanni Testori.
Tanti elementi che segnano il racconto di settant’anni di pittura di Vitali senior, classe 1929. Un pittore schivo, cresciuto e vissuto sempre a Bellano, dove risiede la famiglia di pescatori. Un artista che già nel 1947, a diciotto anni, espone alla Biennale d’Arte Sacra a Milano insieme a Carlo Carrà, ma che, per ragioni economiche, non può frequentare l’Accademia di Brera, anche se vince una borsa di studio. Ma ciò non glii impedisce di continuare a dipingere, tenendosi lontanissimo dal mercato e dai mercanti d’arte. Fino a quando, finalmente, nel 1983 il grande scrittore Giovanni Testori non lo scopre e due anni dopo Giancarlo Vitali espone in quella che lui stesso considera la sua prima mostra.
E’ il febbraio del 1985. Da quel momento di lui si occupano studiosi di chiara fama come Carlo Bertelli e critici alla moda come Vittorio Sgarbi, intellettuali come Tonino Guerra, Antonio Tabucchi, scrittori come Andrea Vitali – nessuna parentela solo omonimia – architetti come Mario Botta, storici dell’arte come Marco Vallora. Che cosa racconta la sua arte?
Di un mondo autentico, fatto di persone e situazioni semplici, ricche di riferimenti ai luoghi dove Vitali vive e coltiva con coerenza il suo amore per l’arte. Tanto da riuscire a trasferirlo ai figli, soprattutto al maggiore, Velasco, 1960, artista apprezzato tanto quanto padre.
Per la prima volta -dice Vitali Junior- mi ritrovo a curare una mostra su mio padre, considerando la sua opera com un mondo unico, una geografia spaziale e temporale, un Time Out che si dilata nella pittura.
E’ Velasco l’ispiratore di ben quattro mostre a Milano ed è ancora lui ad aver coinvolto in una di queste Peter Greenaway, uno dei più importanti cineasti inglesi. Alla Casa del Manzoni, Greenaway ha organizzato una installazione ricca di suoni e con oggetti, arredi riferiti al mondo semplice, ma profondo, di Vitali padre. “Mortality with Vitali Father & Son” si intitola.
Ma il clou delle quattro mostre, è l’antologica dedicata a Giancarlo a Palazzo Reale: un mondo intimo, familiare, lacustre, illuminato, per oltre settant’anni, da grandi fari dell’arte italiana e soprattutto straniera: Rembrandt , Goya, Ensor e naturalmente Velàsquez. Non a caso il figlio maggiore ha un nome così particolare.
Giancarlo Vitali è anche un incisore e il Castello Sforzesco, preceduta da un’installazione di Velasco, ospita una sessantina di tavole del Maestro comasco a fianco di altrettante di artisti ai quali ha fatto riferimento. Il Museo di Storia Naturale, in dialogo silenzioso con le opere, allestisce la sua collezione di Palentologia, un omaggio a Vitali senior e al suo amore per la natura.
Le quattro rassegne “Time Out” sono aperte al pubblico fino 24 settembre 2017. L’ingresso è gratuito, costa 5 euro alla Casa del Manzoni.