di Giacomo Laviosa
E’ il 20 giugno 1837 quando Alexandrina Vittoria, principessa di Kent, succede allo zio Guglielmo IV. Un anno dopo verrà incoronata come Vittoria “Regina, per Grazia di Dio, del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda, Difensore della Fede.” Inizia così un periodo lunghissimo di regno che terminerà solo nel 1901.
Più che un regno è stata un’epoca storica. L’epoca vittoriana.
Quando Vittoria prende in mano le redini dell’Impero britannico l’Europa è sotto l’effetto della restaurazione sancita dal Congresso di Vienna del 1815. Sono tornati in voga regimi reazionari che gli sconvolgimenti napoleonici avevano costretto alla ritirata. Le cose però non erano più come prima: le classi sociali inferiori, rimaste ai margini per tutta l’epoca dell’Ancien Regime, cominciano ad avanzare rivendicazioni al cambiamento e all’erosione delle ingiustizie sociali. E’ del 1932 la promulgazione del Representation of the People Act che tende ad una più equa rappresentanza elettorale nelle contee più popolose.
L’epoca vittoriana fu un periodo caratterizzato da vari processi di democratizzazione e da enormi cambiamenti che portarono una ventata di ottimismo. Con il progresso industriale la classe media migliorò la propria situazione.
Il risvolto della medaglia era la condizione drammatica delle fasce più basse della popolazione a contatto quotidiano con malattie e fame. La prostituzione era una piaga sociale che, in questo periodo, continuava a crescere. I bambini venivano sfruttati per i lavori più duri e difficili, che spesso nemmeno gli adulti potevano svolgere; altissimo era il numero di analfabeti così come elevata era la mortalità infantile.
Le città si trasformano rapidamente in grandi metropoli per l’immigrazione dalle campagne dove era diventata più difficile la vita dei piccoli allevatori ,a causa della revoca del diritto di pastorizia concesso su suolo pubblico. Le vie degli agglomerati urbani furono dominate dalla nuova architettura del ferro, del vetro e dai mattoni anneriti delle fabbriche. E’ proprio qui che nasce lo smog.
Nel complesso, la necessità di provvedere al maggior numero di persone si tradusse in un peggioramento della qualità della vita e in una visione del paesaggio improntata all’utilitarismo che toglie sempre più respiro alla bellezza. Utilitarismo che trova in John Stuart Mill e Jeremy Bentham i maggior sostenitori oltre a Thomas Robert Malthus, teorico della pianificazione delle nascite. Si afferma l’equazione utilità=benessere e la tecnologia è vista come panacea di tutti i problemi dell’uomo.
La massificazione della vita sociale influenza anche la produzione letteraria non più fenomeno di elite. Il numero di copie vendute comincia a diventare un pensiero rilevante per lo scrittore. Nasce proprio dall’esigenza di stimolare le vendite, la diffusione del romanzo a puntate con fascicoli periodici che tengono sulla corda la curiosità del lettore. E’ il caso, tra gli altri dei romanzi di Charles Dickens.
Nella pragmatica visione inglese, di fronte al riacutizzarsi di problemi radicali della società, la tendenza fu quella della ricerca del compromesso per il bene comune. Nel campo della vita politica, mentre si accettavano le richieste delle crescenti masse ad una equità politica, venivano comunque mantenuti i diritti dell’aristocrazia. Ideali progressisti erano affiancati a orientamenti conservatori per garantire un ordine stabile della società.
Nella contrapposizione tra religione e scienza, vennero accettati i progressi fatti dalla scienza ma non vennero tralasciati i dogmi della religione antica. Compromesso tra la fede della religione e il dubbio creato dalla scienza.
Giacomo Laviosa