Tante le polemiche su expo, molte sull’attività di volontariato che settemilacinquecento persone circa svolgeranno su cardo e decumano tra maggio e ottobre 2015. Una sola la mia decisione, quella di vivere expo in prima persona, offrendo il mio tempo per il bene comune.
Il primo giorno sul sito espositivo si è rivelato quello più difficile: il primo turno in servizio sul decumano, il primo impatto con i turisti, le difficoltà nel dare le risposte corrette a causa della poca conoscenza concreta del luogo e dei servizi presenti… tutte complessità svanite nell’arco di qualche ora. Già dal primo giorno, infatti, noi volontari abbiamo intrapreso il nostro personalissimo viaggio in expo da un punto di vista privilegiato rispetto ai turisti: ingresso con corsia preferenziale, sconti in molti chioschi e servizi di ristorazione, accoglienza sorridente da parte dei Paesi espositori, interesse da parte dei turisti nel conoscere expo attraverso i nostri occhi e suggerimenti. Il tutto condito da una naturale voglia di condividere il nostro tempo e i nostri sorrisi con i visitatori.
L’età media dei volontari, stando alle statistiche, è di ventisette anni. Nel mio gruppo vi erano molti giovani studenti che mi hanno colpito positivamente per il loro entusiasmo, per la loro conoscenza del mondo, per la loro voglia di crescere con la “fame del sapere”. Vi erano poi anche alcuni pensionati che hanno deciso di riempire il proprio tempo, rimasto vuoto senza un lavoro, donandolo al prossimo. Molti di loro, infatti, sono già volontari per altre realtà e hanno unito l’esperienza di expo al loro servizio attivo per la cittadinanza.
Un esempio i giovani, una conferma le persone più anziane. Tra di loro ho trovato nuove amicizie, nuovi legami, nuove culture da conoscere, nuovi posti da visitare.
Poi ci sono loro, i detenuti in articolo 21. Tra di loro mi sono sentita a casa. Sono molte, appunto, le persone provenienti dal circuito penitenziario che hanno avuto la possibilità di lavorare per expo. Cordiali e molto ben preparati, presenziano sul sito espositivo elargendo consigli utili, mappe e sorrisi. Questa opportunità per molti di loro significa poter avere dei soldi per mantenersi senza pesare sulla famiglia; significa sentirsi uomo; significa guadagnare uno stipendio legalmente; significa poter lasciare per alcune ore una cella grigia, fredda e vivere l’esperienza di una esposizione universale che porta il mondo a Milano. Porterò nel libro dei ricordi ognuno di loro, in particolare Antonio che tutte le mattine, fuori dai tornelli dell’ingresso Ovest Triulza, raccoglieva gelsi per me e gli altri volontari e diceva sempre “non vi allontanate troppo da me, che se arriva uno che parla inglese ho bisogno di voi! ”.
Loro, i detenuti, sono il valore aggiunto della nostra esposizione universale.
A fine esperienza voglio ringraziare chi mi ha offerto l’opportunità di fare il giro del mondo stando comodamente a Milano, ovvero il Ciessevi, Centro Servizi per il Volontariato; ringrazio i ragazzi che con me erano in trincea, sul sito espositivo, dal primo all’ultimo; ed infine ringrazio i due team leader, Lilian e Davide, che hanno reso questa esperienza ancora più intensa; Davide in particolare, che ha vissuto con noi l’ultima sera insieme sul sito espositivo unendosi al nostro abbraccio finale.
Jenny Rizzo